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Controlli Scuole sicure

Disagio giovanile
tra canne sui bus
e maleducazione

Controlli Scuole sicure
Controlli sui bus
Controlli sui bus
Controlli sui bus
Controlli sui bus

L’odore dolciastro e aromatico è inconfondibile. Non sa di sigaretta ma di «erba Maria». Ristagna, sberleffo a ogni divieto, tra i sedili posteriori di un autobus in arrivo dalla provincia. «Nessuna novità, capita spesso», confida Christian, 17 anni, studente. «C’è il “gruppo della mattina“, sempre i soliti». Il secondo fronte di «Scuole sicure», l’operazione che coinvolge Verona, tra le 15 città scelte dal ministero degli Interni è sugli autobus, soprattutto dell’estesa rete extraurbana. «Siamo ormai il parafulmine di una società incattivita e senza regole», confermano alcuni conducenti Atv. «Servirebbero più controlli, attualmente insufficienti», dice Stefano Ferrari, segretario provinciale e regionale di Faisa-Cisal, la sigla più rappresentativa degli autoferrotranvieri veronesi. La «canna» sul bus è una spia accesa sul mondo giovanile. «Gli insulti, gli sputi sono invece la quotidianità. E non vengono solo da ragazzi, immigrati o sbandati...».

 

Sulla mappa delle zone «calde» figurano soprattutto la zona Sud, tra Santa Lucia, Golosine e Cadidavid oltre a quella ad Est, verso San Michele. «Tanta maleducazione tra i giovani, gente che ti passa davanti a testa bassa ignorando il biglietto o sale dalle porte di discesa. Di certo, guidando, non possiamo fare di più... le persone, quindi anche i nostri utenti, sono profondamente cambiati». Da tempo i conducenti Atv, la cui rappresentanza sindacale partecipa anche alle riunioni con il Prefetto sulla sicurezza del trasporto pubblico locale e degli operatori che lo garantiscono, chiedono la cabina di guida «chiusa».

 

«Certo sarebbe una garanzia in più ma forse non la soluzione», commenta Michele Morando, il quale opera sulle linee extraurbane. «La realtà è che per noi, soprattutto in tempi recenti, la sicurezza è drammaticamente calata». In una classifica vista da dietro il volante il 90 per cento «delle discussioni e delle aggressioni verbali nascono dal mancato pagamento del biglietto, quando lo si faccia notare». «Ma la maleducazione», osserva, «è ormai la norma. I controlli sono troppo pochi e questo è il vero problema. Io finora sono stato fortunato, le parole, tutto sommato, entrano da un orecchio ed escono dall’altro. Ma a un mio collega hanno rotto il naso».

Paolo Mozzo

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