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DOPO LA CASSAZIONE

Delitto Tommasoli,
Dalle Donne chiede
di andare in carcere

Raffaele Dalle Donne in aula nel 2009
Raffaele Dalle Donne in aula nel 2009
Raffaele Dalle Donne in aula nel 2009
Raffaele Dalle Donne in aula nel 2009

 

Raffaele Dalle Donne, uno dei ragazzi imputati dell’omicidio di Nicola Tommasoli, ha chiesto di poter andare in carcere.

Il giovane, a cui la Corte d’Assise d’Appello nel febbraio del 2015 aveva inflitto sette anni e cinque mesi di reclusione, ha fatto richiesta di immediata esecutività della condanna.

Perché l’attesa, quando si ha una spada di Damocle simile che pende sul capo, è logorante. E prima o poi, a fronte di una sentenza definitiva, le porte del carcere si devono aprire: prima si inizia a scontare, prima si finisce di pagare il conto con la giustizia. Che significa anche «voltare pagina».

La decisione di Dalle Donne (difeso dall’avvocato Umberto De Luca) è arrivata una decina di giorni fa, a due mesi di distanza dall’ultima pronuncia della Corte di Cassazione sull’omicidio di Corticella Leoni, avvenuto la notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2008. Un dispositivo lungo e articolato, che prendeva in considerazione la posizione non solo di Dalle Donne, ma anche di Andrea Vesentini e Guglielmo Corsi (oltre che di Federico Perini, ma solo per le lesioni nei confronti degli amici di Nicola).

 

Il verdetto della Suprema corte ancora una volta aveva colto tutti di sorpresa: la Cassazione aveva infatti deciso di confermare in via definitiva la condanna nei confronti di Dalle Donne, annullando invece la sentenza della Corte d’Assise d’Appello per Corsi e Vesentini (rispettivamente condannati a sette anni e dieci mesi e a sei anni e nove mesi), che ora dovranno affrontare un nuovo processo davanti ai giudici di Venezia.

La Suprema Corte, inoltre, aveva annullato «senza rinvio» la sentenza nei confronti di Corsi, Dalle Donne e Perini per il reato di lesioni, in quanto prescritto, ai danni di Csontala e Cazzarolli (gli amici di Nicola Tommasoli che erano con lui la notte dell’omicidio): un annullamento che ha comportato una riduzione di pena di cinque mesi per Perini e di 15 giorni per Dalle Donne.

Ma Perini, così come il quinto imputato Nicolò Veneri, ha già finito di scontare tutta la pena: entrambi condannati a undici anni e un mese di carcere dalla Corte d’Assise d’Appello di Venezia nel febbraio del 2015, dopo aver scontato parte della pena in carcere e agli arresti domiciliari, avevano ottenuto prima la semilibertà e poi la libertà condizionale.

E quest’anno hanno finito di scontare definitivamente la condanna, grazie anche agli sconti di pena (ogni sei mesi di buona condotta, infatti, a ciascun detenuto vengono «abbonati» 45 giorni di reclusione).

 

Ora è lo stesso Dalle Donne a chiedere di iniziare a espiare la sua pena.

La condanna, infatti, finora non era ancora stata eseguita a causa di alcuni problemi tecnici.

Formalmente la sentenza di Dalle Donne, infatti, potrebbe non essere definitiva, in quanto la valutazione di responsabilità di Corsi e Vesentini (le cui posizioni verranno dovranno essere giudicate nuovamente dalla Corte d’Assise d’Appello) potrebbe andare a incidere sull’aggravante relativa al numero di persone che hanno partecipato all’omicidio.

In realtà, dal punto di vista sostanziale, la condanna si può ritenere definitiva, dal momento che i giudici di Venezia avevano escluso questa aggravante e, quindi, non andrebbe comunque a pesare sulla rideterminazione della pena.

Manuela Trevisani

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