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OMICIDIO IN trattoria

Delitto a Valgatara
L’autopsia:
«Picchiato a morte»

Fiori e bandiere della Juve davanti alla trattoria (Dienne)
Fiori e bandiere della Juve davanti alla trattoria (Dienne)
Fiori e bandiere della Juve davanti alla trattoria (Dienne)
Fiori e bandiere della Juve davanti alla trattoria (Dienne)

Non si è trattato di infarto. Il ristoratore Luciano Castellani, trovato privo di vita martedì notte nella sua abitazione a Valgatara di Marano, è morto a seguito delle percosse che gli sono state inflitte dai rapinatori che si sono intrufolati in casa sua. Non è stato, dunque, un attacco di cuore, dovuto allo spavento di trovarsi solo, in piena notte, di fronte i malviventi.

Ad accertarlo è stata l’autopsia, eseguita ieri sul suo corpo dal medico legale Federica Bortolotti. Il dubbio che potesse essersi trattato di un infarto era circolato perché il settantaduenne non presentava segni di un pestaggio talmente violento da averne provocato la morte. Sul suo volto c’erano sì, alcune ecchimosi dovute presumibilmente a pugni o comunque colpi sferrati con brutalità. C’era persino sangue al naso, che lasciava presupporre una possibile frattura. Ma quei colpi erano stati sufficienti a provocarne la morte?

Evidentemente sì. Luciano è morto a causa dei colpi ricevuti, pugni, forse anche calci, o magari per una caduta provocata nel corso della colluttazione con i rapinatori. Maggiori dettagli sulle cause del decesso potranno essere chiariti dai risultati definitivi dell’autopsia, che verranno depositati tra un paio di mesi, ma intanto questo dubbio è stato tolto.

Nel frattempo proseguono le indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri per far luce su quanto avvenuto martedì notte. Il ristoratore è stato vittima di alcuni sconosciuti, due secondo gli inquirenti, che si sono introdotti in casa forse approfittando del fatto che la trattoria Agnella da lui gestita, sotto la sua abitazione, era ancora aperta. Probabilmente sono entrati da una finestra lasciata con gli scuri socchiusi visto che non ci sono segni di effrazione.

Castellani, dopo la chiusura del locale, intorno a mezzanotte e mezza, è salito al piano di sopra tramite la scala interna. Non è chiaro se gli sconosciuti fossero già ad attenderlo in casa: di fatto, è stato immobilizzato e legato. Forse è stato picchiato perché ha tentato di opporre resistenza, o affinché rivelasse dove teneva i soldi e i preziosi. Nell’abitazione c’è una cassaforte, ma pare che i rapinatori se ne siano andati a mani vuote, forse scavalcando una finestra che dà sulle campagne circostanti.

Qualche settimana prima lo stesso Castellani era rimasto vittima di una tentata rapina. Un cliente del locale aveva visto uno sconosciuto al piano superiore: vistosi scoperto, l’uomo si era buttato di sotto e nell’impatto aveva battuto la testa su una fioriera lasciando una chiazza di sangue sul muro: poi era riuscito a dileguarsi. Impossibile sapere se i due episodi siano da ricollegare. Quel che è certo è che gli inquirenti stanno indagando a 360 gradi, anche se l’ipotesi più accreditata continua a rimanere quella della rapina finita male.

Manuela Trevisani

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