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«Decaduto il piano del caso Giacino»

Un’altra pietra miliare nella recente storia amministrativa del Comune di Verona. Una storia partita da Palazzo Barbieri e finita nelle aule del tribunale. «Dopo un intricatissimo percorso, caratterizzato da opacità e reticenze, la scheda 111, la “madre” delle tangenti alla base della sentenza Giacino - una lottizzazione tra San Michele e Porto San Pancrazio in pieno Parco dell’Adige Sud - è infine stata dichiarata decaduta». Lo dichiara, in una nota, il capogruppo consiliare di Verona e Sinistra in Comune, Michele Bertucco, il grande oppositore dell’Amministrazione Tosi, riferendosi alla vicenda giudiziaria riguardante l’ex vicesindaco e assessore all’urbanistica e all’edilizia privata, Vito Giacino.

Il provvedimento risale a qualche mese fa ma viene alla luce soltanto in questi giorni, come riferisce ancora Bertucco, sottolineando che «sono evidentemente spirati i termini per il perfezionamento del piano urbanistico attuativo che pure la precedente amministrazione aveva autorizzato nell’aprile 2016 dopo che la pratica, su mia richiesta, era rimasta sospesa in attesa dei necessari accertamenti promessi anche dall’amministrazione comunale di allora».

In realtà, come puntualizza lo stesso consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune, «il tempo destinato alle verifiche passò nell’immobilismo più totale fino a che, non avendo in mano alcun elemento per giustificare una eventuale dichiarazione di decadenza in via di autotutela (ricordiamo che c’era in corso un’inchiesta giudiziaria destinata a finire con una condanna definitiva), l’iter burocratico, quasi per inerzia, proseguì il suo corso fino a esaurirsi “spontaneamente” circa un anno dopo per ovvia mancanza di presupposti economici e urbanistici».

Bertucco commenta quindi la conclusione della vicenda passando in rassegna quasi un decennio di amministrazione comunale, partendo dunque dal 2008, il secondo anno della prima giunta Tosi, in cui inizialmente Giacino era soltanto assessore e non ancora vicesindaco, incarico che mantenne anche che mantenne anche nella prima parte della Tosi-bis.

«Possiamo dunque tirare finalmente un sospiro di sollievo», conclude allora Bertucco, «sebbene questa resti una pagina orrenda della storia dell’amministrazione comunale su cui, a parere del sottoscritto, ci sarebbe ancora tanto da dire e tanto da scavare. Tanto per dirne una, per rendere ammissibile l’intervento era stato modificato il Pat nel 2008. Finora a mancare è stata la volontà politica di andare fino in fondo».

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