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«Danni ai quadri di Castelvecchio»

Il «San Girolamo penitente» di Jacopo Bellini: la cornice è perduta
Il «San Girolamo penitente» di Jacopo Bellini: la cornice è perduta
Il «San Girolamo penitente» di Jacopo Bellini: la cornice è perduta
Il «San Girolamo penitente» di Jacopo Bellini: la cornice è perduta

Finalmente si sa qualcosa. Dopo un’attesa e un’incertezza che cominciavano a diventare snervanti. Per tutti. I 17 dipinti rubati dal museo di Castelvecchio il 19 novembre scorso, ritrovati il 6 maggio in Ucraina dove resteranno fino al 13 giugno in una mostra breve al museo di Kiev, «presentano danni diffusi, apparentemente contenuti». Sono le prime parole, diffuse per sms alle 11.35 dal palazzo presidenziale ucraino dove sono conservate le opere, da Paola Marini ed Ettore Napione. Cioè i periti nominati dalla procura di Verona per certificare e verificare lo stato di conservazione delle tele. I due sono da martedì nella capitale ucraina, ma soltanto ieri mattina hanno potuto vedere i dipinti.

Per Paola Marini, per 22 anni direttrice del museo di Castelvecchio e da meno di uno alla guida delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e per Napione tutt’ora curatore delle collezioni d’arte scaligere, riabbracciare quei tesori è stata un’emozione forte. Sono stati loro i primi veronesi, dopo sei mesi e mezzo dal «colpo del secolo», a ritrovarsi di fronte i quadri. «Una grande emozione, davvero. Le tele non sono cambiate. Ho provato una sensazione di familiarità con quei tesori», dice la Marini.

«I DIPINTI sono tutti originali», spiegano Marini e Napione, nel mezzo della visita, durata due ore e mezzo, dalle 10 alle 12,30. Con loro dieci esperti ucraini, fra funzionari e dirigenti dei musei Khanenko di Kiev e del museo di Odessa. «Tutte le tele sono tagliate lungo la battuta del telaio e prive dello stesso. Manca la cornice ottocentesca del San Girolamo di Jacopo Bellini». Le altre cornici (che peraltro non tutti i quadri avevano) erano rimaste a Castelvecchio. Marini e Napione sottolineano che «i danni sono da approfondire in sede di perizia di restauro, anche a fini assicurativi». Questo lavoro ha occupato l’intera giornata di ieri. «Abbiamo dovuto scrivere una lunga e dettagliata relazione di tutto quanto abbiamo visto e verificato nella nostra perizia, un testo poi tradotto in ucraino. È quanto verrà consegnato al pm Ottaviano», precisa la Marini, che rientrerà con Napione a Verona stasera.

TECNICAMENTE le 17 opere rappresentano ancora un corpo di reato, essendo refurtiva trovata dopo una rapina a mano armata. Possono quindi contenere tracce utili per le indagini, come impronte digitali. Rubate la sera del 19 novembre scorso, e grazie a una proficua collaborazione fra le autorità giudiziarie e le forze di polizia e i carabinieri e la polizia e le autorità ucraine, le opere furono trovate il 6 maggio nell’isola di Turunciuk, lungo il fiume Dnestr, al confine fra l’Ucraina e la Moldavia.

I 17 quadri - datazione dal 1420 della Madonna della quaglia del Pisanello al 1790 del Ritratto di Girolamo Pompei del Benini, passando per Tintoretto, Caroto, Mantegna - resteranno fino al 13 giugno, a Kiev. Perché il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko ha chiesto e ottenuto dal sindaco Flavio Tosi di esporli per due settimane nel museo nazionale delle arti Bohdan e Varvara Khanenko. Poi torneranno a Verona. Nella loro città. Al museo di Castelvecchio. Per essere gustati ancora da visitatori. Da quanti, anche veronesi, li hanno ammirati più volte. E magari da quanti invece non li avevano mai visti.

Enrico Giardini

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