È deceduto venerdì scorso Aldo Dal Ben, reduce di guerra ed ex internato nei lager nazisti. Classe 1921, il prossimo 6 novembre avrebbe compiuto 96 anni. Originario di Sossano (Vi), abitò a Lendinara (Ro) prima di stabilirsi, nel 1939, a Verona dove ha vissuto, a San Massimo inizialmente e poi, dal 1953, a San Zeno. Lavorò come saldatore e gestì anche un negozio di caccia e pesca.
Nell’aprile 1941, a 19 anni, venne spedito in guerra, nel regio esercito, sul fronte greco-albanese, ma fu quasi subito spostato su quello jugoslavo, in Montenegro, Bosnia Erzegovina e Croazia, fino al settembre 1943. Germania e Italia, infatti, proprio nell’aprile ’41 iniziarono l’invasione della Jugoslavia. Dopo l’armistizio, non volle vestire la divisa fascista repubblicana e non si aggregò neppure ai partigiani di Tito. I tedeschi lo catturarono a Ragusa (Dubrovnik) e lo inviarono nei lager. Dal Ben fu internato nel campo di Kustrin, sottocampo di Sachsenhausen, e passò anche per il lager di Auschwitz. L’avanzata dei russi, nel gennaio 1945, gli facilitò la prima fuga. Tra Cecoslovacchia ed Austria, infatti, venne nuovamente arrestato, dalla Gestapo, imprigionato a Vienna e portato nel lager di Semmering.
Nel maggio 1945, con altri compagni, riuscì a scappare su un camion lasciato dai tedeschi e a tornare a casa. Dal Ben qualche anno fa accettò di parlare della sua esperienza durante la guerra ed ebbe il coraggio di ricordare, tra l’altro, anche i crimini commessi pure dalle truppe italiane a danno della popolazione civile slava. Una verità scomoda, spesso taciuta. La sua, quindi, rimane una testimonianza rara e preziosa sotto il profilo storico. Egli concordava sul fatto che la guerra uccide dentro. «La guerra è la parola più brutta che esiste», così mi rispose nell’ultima domanda di una lunga intervista che raccolsi nel volume – scritto col professor Gracco Spaziani – intitolato “Ricordi di frontiera: guerra, foibe, esodo, fra Italia e Jugoslavia in alcune testimonianze veronesi (1941-1947)“ pubblicato nel 2009 da Cierre e dall’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, col patrocinio del Comune di Verona.
Familiari e conoscenti lo saluteranno per l’ultima volta domani alle 16 nella chiesa di San Procolo, a San Zeno.