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Da barriera
su tre fronti
a malsana
abitazione

Serviva a proteggere la città su tre fronti. Dalle invasioni che potevano arrivare via fiume, dall’Adige, e via terra: dall’aperta campagna che ricopriva tutta la vasta area in cui ora sorge il quartiere di Borgo Trento e dalle vicine colline su cui sbucava la strada per il Brennero. E così, l’ingegnere militare Franz von Scholl, nel 1835-40, realizzò il più complesso sistema difensivo della città, probabilmente d’Europa: Forte San Giorgio.

Il complesso fortificato asburgico è una perla architettonica che si sviluppa anche sotto il livello del terreno. E che colpisce proprio per la serie di cunicoli sotterranei che si addentra nell’omonima galleria di controscarpa e che prosegue sottoterra per oltre 400metri, fino a raggiungere via Ippolito Nievo e a collegarsi con la Rondella delle Boccare, ai piedi delle Torricelle.

Conclusa la sua funzione di difesa militare, il Forte è stato prima un rifugio antibombe durante la Seconda guerra mondiale.

E poi casa, piuttosto malsana in realtà, per alcune famiglie di veronesi fino al ’65 circa. In una delle gallerie di contromina, infatti, ci sono ancora alcuni oggetti personali - dalle scarpe, anche di bimbo, ad un cappello, una sveglia, alcuni pitali - degli inquilini del Forte, poi sfrattati dal Comune.

Oggi, questo scorcio di città antica, affacciato tra l’altro in quella che potrebbe essere una delle passeggiate più suggestive del centro con il profilo di Ponte Pietra a pochi passi, non gode di buona salute. Il vallo ospita detriti ed erbacce da decenni, il lungadige è imbrattato da scritte, la pavimentazione è scoscesa. E di persone che qui passeggiano per il gusto di farlo, se ne vedono ben poche.

Alcuni anni fa, si era fatta strada la proposta di aprire nella Torretta di fronte al Forte un locale con l’obiettivo di far rivivere almeno una parte di lungadige. Ma l’idea si era risolta in un nulla di fatto.I.N.

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