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LA STORIA

Dà ospitalità
a un senzatetto
e al suo cane

Sono molti i clochard che con il loro cane dormono all’aperto
Sono molti i clochard che con il loro cane dormono all’aperto
Sono molti i clochard che con il loro cane dormono all’aperto
Sono molti i clochard che con il loro cane dormono all’aperto

«Ha bussato al portone della mensa per i poveri, in via Prato Santo, per chiedere un pasto caldo, ma è stato allontanato. Perchè ha un cane. Ha preferito rimanere a digiuno, piuttosto che separarsi dal suo fedele amico a quattro zampe».

A segnalarci l’episodio è la signora Anna, residente in Borgo Trento, che assieme ad altre signore ha preso a cuore la vicenda del giovane clochard rifiutato dalla mensa dei poveri. «È milanese», spiega la signora, «si chiama Roberto, ha poco più di 35 anni e parla un tedesco perfetto. Da qualche giorno è a Verona. È rimasto senza lavoro ed è finito per strada, assieme al cane, di taglia grande, ma buono come il pane».

Il suo amico, la sua coperta e il suo cuscino ai giardini o sotto i ponti, dove si fermano a dormire. Due anime inseparabili. L’alleanza che fa sopravvivere. Incalza la signora Anna: «È inammissibile che con questo gelo un essere umano sia costretto a dormire sotto i ponti».

Ma è possibile. Nero su bianco. Colpa del regolamento, che vieta la convivenza fra esseri umani e animali. Un divieto che significa, per molti senzatetto che per niente al mondo si separerebbero dal loro animale, rinunciare a un letto e a un pasto caldo. Alcune città si sono attrezzate per favorire l’accoglienza e contenere, soprattutto, il numero delle vittime del gelo e della fame. A Milano sono aperti centri di accoglienza in cui i clochard possono entrare con i cani. Papa Francesco ha ordinato di tenere i dormitori aperti 24 ore su 24 ore, senza fare distinzione alcuna fra esseri umani e animali.

All’estero si agisce addirittura su due fronti: rifugi riscaldati per gli umani e altri per gli animali randagi. Ad Istanbul, ad esempio, dopo la chiusura fanno entrare i cani randagi nei centri commerciali, dove possono dormire al tepore. A Belgrado sono stati aperti rifugi riscaldati per i cani randagi e abbandonati.

A Verona senzatetto e cani debbono separarsi. Spiega ancora la signora Anna: «Con le altre signore siamo tornate alla mensa della San Vincenzo, poi abbiamo parlato con un responsabile della Caritas. Ci siamo attivate dopo aver saputo che il senzatetto e il cane erano stati allontanati dalle forze dell’ordine da una caserma dismessa, nel quartiere di San Zeno. Poi sono andati a dormire sotto il ponte di Castelvecchio. Purtroppo non è possibile ospitare insieme Roberto e il suo cane, ma siamo riusciti comunque a risolvere l’emergenza, in attesa di una soluzione meno precaria. Il cane per qualche notte dormirà nella cuccia che ho sistemato nel mio garage; Roberto verrà sistemato in una casa alloggio, a Quinzano. Ci auguriamo che nel frattempo qualche veronese di buon cuore si faccia avanti per offrire un lavoro a Roberto. È un bravo ragazzo, ha avuto la sfortuna di essere licenziato».

Altrimenti il problema tornerà a ripresentarsi presto.

Conferma Giovanna Billeci, addetta stampa della Caritas diocesana: «Alla Locanda del Samaritano i barboni possono entrare con i loro animali, ma non possono stare insieme nel dormitorio. Ci sono norme di igiene e sanità pubblica che vietano la convivenza fra esseri umani e animali, ai quali abbiamo riservato un luogo separato. I barboni però fanno fatica ad accettare una pur breve separazione dal loro cane, per cui di fatto ci capita assai raramente di ospitare barboni con il cane, pur non avendo la Caritas alcuna remora a farlo».

Per renderlo possibile servono due passaggi: l’ordinanza del sindaco e l’autorizzazione dell’azienda sanitaria. Basta poco a far felice chi ha perso tutto.

Paola Colaprisco

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