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Crisi lirica, Fuortes ora stringe i tempi

Portare il bilancio del 2016 in pareggio. E confermando la «cura» triennale 2016-2018 per far uscire dalle secche la Fondazione Arena. Ma anticipando i tempi per presentare ai revisori dei conti del Ministero il piano per accedere ai contributi della legge Bray. Non più il 30 giugno, il termine, ma il 10 giugno. È quanto il commissario straordinario della Fondazione Arena, Carlo Fuortes, presente il direttore operativo Francesca Tartarotti, ha comunicato ieri ai sindacalisti di Cgil, Cils, Uil e Fials della categoria Spettacolo. A cui ha mostrato più nel dettaglio il piano di risanamento anzitutto, però, per la parte che riguarda la copertura del debito, di 24 milioni, che la Fondazione ha con banche e fornitori.

In quattro anni (dal 2015 al 2018) si prevede un risparmio del costo del personale (283 persone) di quattro milioni: questo è il punto su cui si fonda il piano (che nell’arco di un triennio prevede un risparmio totale di una decina di milioni). Fuortes ha presentato anche un pre-consuntivo del 2015, in cui fra ricavi e contributi sono entrati 47 milioni 300mila euro e i costi sono stati di 42 milioni 700mila. Un dato che nel 2018 dovrà essere di otto milioni in meno il primo e di cinque in meno il secondo. I sindacati, visto il taglio di 2,4 milioni per due mesi di lavoro in meno, hanno ipotizzato una rivisitazione del contratto integrativo, per compensare in parte lo stipendio ridotto del 16 per cento, il «part time verticale». Qui la trattativa è possibile. Nuovo incontro l’1 giugno.

«Sulla spada di Damocle del part time verticale per tutti gli stabili abbiamo chiarito la nostra contrarietà evidenziando anche una possibile insostenibilità giuridica», dice Nicola Burato, della Cisl. «Un taglio trasversale sul contratto integrativo aziendale crediamo possa sostituire questa soluzione. Se ci fosse una soluzione certa che tenga e che possa raggiungere gli stessi obiettivi, da parte del commissario non ci sono state manifestate posizioni pregiudiziali pur chiarendoci ancora una volta che non c’è negoziazione e che i tempi sono strettissimi».

E Paolo Seghi, della Cgil: «Abbiamo colto, pur nella fermezza di Fuortes e del suo ruolo, anche un’apertura a una proposta alternativa, seria e credibile, a parità di risultato economico. Lavoreremo alacremente a questa ipotesi, per evitare il part time verticale».E.G.

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