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Così la città cambia parrocchia

Fedeli alla basilica del patrono San Zeno
Fedeli alla basilica del patrono San Zeno
Fedeli alla basilica del patrono San Zeno
Fedeli alla basilica del patrono San Zeno

La Diocesi di Verona ha disegnato la mappa provvisoria delle Unità pastorali. Ne sono saltate fuori 51.

Ma niente paura: anche se raggruppate, le singole parrocchie continueranno a esistere. Ognuna con il proprio campanile e il proprio santo patrono.

Semmai, a cambiare è la governance. In pratica non ci sarà più il sacerdote affidato a una comunità (o più d’una, se poco abitate) ma una squadra di tre o quattro preti che vivranno sotto lo stesso tetto e si occuperanno di migliaia di fedeli. In certi casi, decine di migliaia che si dovranno abituare a condividere il parroco con altre chiese e magari a non avere più un solo sacerdote di riferimento.

Un procedimento complesso di riorganizzazione che potrebbe richiedere un po’ di tempo, forse anche qualche anno: per l’attuazione vera e propria delle Up c’è chi prevede anche cinque anni.

Siccome il loro compito sarà quello di ottimizzare le attività, «ognuna dovrà dare vita a un Consiglio pastorale di Unità per affidare la formazione dei giovani a una parrocchia, a un’altra quella degli adulti, e così via. Quando il progetto condiviso sarà completo, il vescovo Giuseppe Zenti istituirà ufficialmente la Unità pastorale». Lo spiega don Alessandro Bonetti, vicario espiscopale alla Pastorale.

Sopravvivono i vicariati, ovvero i distretti in cui è suddivisa territorialmente la Diocesi, ognuno dei quali avrà al suo interno dalle due alle quattro Unità pastorali. Ma nel Comune capoluogo quello di Cadidavid è stato soppresso. «Era complesso dal punto di vista urbanistico» spiega Bonetti «per cui si è preferito smembrarlo fra Villafranca-Valeggio e Verona sud».

VERONA SUD. Quest’ultimo, in cui sono confluite le Unità pastorali di Cadidavid e San Giovanni Lupatoto, diventa il vicariato più popoloso: oltre 100mila abitanti.

Le quattro Unità pastorale di quella zona vedono un ritorno alla parrocchia «madre». Per esempio, Santa Lucia ingloba le comunità di cui è stata matrice: San Giovanni Evangelista, Madonna della Fraternità e San Zeno alla Zai. Lo stesso accade a Borgo Roma, sotto cui vanno Tomba e i suoi satelliti Tombetta e San Giacomo.

A Verona nord ovest i confini delle Up seguono grossomodo la topografia dei quarteri.

VERONA NORDEST. Pare più complessa la situazione di Verona nord est, dove salta agli occhi la maxi Unità pastorali di Borgo Venezia da quasi 36mila abitanti. «Avevamo difficoltà oggettive per via della vicinanza stretta di alcune parrocchie molto popolose, per cui è nata una Up piuttosto grande» ammette Bonetti. Forse bisognerà cesellarla. Qualche riserva anche sulla Unità pastorale di San Michele in cui sono confluiti Montorio e le sue frazioni, zone dalla forte identità locale.

CENTRO STORICO. Invece il centro storico è ancora in valutazione. Del resto «in città la suddivisione territoriale non esiste più da vent’anni. Insomma, i fedeli vanno dove vogliono. Per cui c’è da elaborare un pensiero diverso. Avevamo individuato quattro Unità pastorali, ma abbiamo lasciato alle parrocchie il compito di ripensarsi».

C’è un primo abbozzo di fusione fra la Cattedrale, Santa Anastasia, San Nicolò, i Filippini e Santa Eufemia. Però quest’ultima è a un passo dai Santi Apostoli.

Ma quasi certamente due Unità pastorali saranno Borgo Trento e Veronetta, anticipa il vicario.

Laura Perina

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