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«Così ho fatto i soldi con la criptomoneta»

Luca Miatton, albergatore a San Bonifacio e Soave
Luca Miatton, albergatore a San Bonifacio e Soave
Luca Miatton, albergatore a San Bonifacio e Soave
Luca Miatton, albergatore a San Bonifacio e Soave

Manuela Trevisani C’è chi ci prova un po’ per gioco, chi non vuole restare un passo indietro in tema di innovazione, chi decide di offrire un’opportunità in più ai clienti. Sono queste le motivazioni che spingono commercianti e liberi professionisti veronesi ad avvicinarsi al mondo delle criptovalute, le valute digitali, e ad accettare pagamenti in onecoin o bitcoin: una moneta virtuale, quest’ultima, che negli ultimi tempi sta raggiungendo un valore altissimo (e altrettanto fluttuante), pari a circa 15mila euro. Con risultati diversi. Alcuni non hanno avuto proprio alcun riscontro e hanno deciso di tornare ai buoni vecchi euro, altri hanno fatto affari. Molti affari. Come Luca Miatton e il figlio Alessio, titolari dell’hotel ristorante Villabella di San Bonifacio. «Abbiamo conosciuto il mondo delle criptovalute la scorsa primavera», racconta Alessio Miatton. «Inizialmente abbiamo fatto qualche investimento per capire come funzionava il sistema e poi da maggio abbiamo iniziato ad accettare pagamenti con bitcoin e varie altre criptovalute, in particolare onecoin, che vale 15-16 euro, quella che ci sta dando più risultati». Così è arrivata la svolta. «Da allora abbiamo aumentato del 40-50 per cento il fatturato e abbiamo iniziato a ricevere nel nostro albergo clienti da tutto il mondo: Colombia, Russia, Cina, Austria, Svezia, Norvegia», prosegue Alessio Miatton. «Trovano il nostro nominativo su una piattaforma di pubblicità che riunisce tutte le attività che accettano onecoin e per questo scelgono noi». La criptovaluta ricevuta viene utilizzata per altre spese. «La scorsa estate», prosegue, «mio padre ha acquistato uno yatch con onecoin e ora stiamo comprando un altro albergo, l’hotel Cangrande di Soave: abbiamo messo in garanzia il controvalore e quando arriveremo alla cifra richiesta, sarà fatta». Ovviamente i pericoli non mancano e Alessio Miatton ne è consapevole: «Il rischio chiaramente c’è, ma il gioco al momento vale la candela». Se i Miatton hanno puntato su onecoin, molti altri imprenditori e commercianti veronesi si sono avvicinati negli ultimi tempi al più noto bitcoin. Su coinmap.org è presente un elenco di queste attività: fino a qualche settimana fa nella provincia scaligera erano una decina, oggi sono cresciute ancora, arrivando a quindici. Tra questi due studi legali, Masè con sede in Borgo Roma e Mazzone in via del Carrista vicino al Tribunale, la Confetteria Filarmonica di via Roma, Paolo Cottini Vini di Castelrotto, la ditta di formazione Alberto Mantovani (Mezzane), il negozio di elettronica Marcom, il counselor Giorgio Panzeri a Negrar, la wedding planner Anna Cipriani di Pescantina, la trattoria El Bagolo di Sona, Eurodent Servizi di Sant’Ambrogio di Valpolicella e lo studio dentistico Stefano Ciscato di Dossobuono. La maggior parte non ha avuto grossi riscontri. «Sono iscritto da qualche settimana, ma al momento non c’è stata alcuna risposta da parte dei clienti», racconta l’avvocato Mauro Mazzone della Commissione informatica dell’Ordine degli avvocati. Anche l’ingegner Luca Marani del negozio Macrom, che accetta pagamenti in bitcoin da due anni, ha ricevuto poche richieste in tal senso, e tutte provenienti dall’estero. Il titolare della trattoria El Bagolo Giancarlo Palazzi, invece, ha qualche cliente che chiede di pagare in bitcoin, soprattutto olandesi e tedeschi. Ma il fenomeno criptovaluta sta prendendo piede solo ora e c’è da aspettarsi novità. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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