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Coro da hotel e ristoranti «Grazie Carmen e Aida»

L’Arena gremita e l’orchestra pochi istanti prima dell’inizio di Carmen, che venerdì ha aperto l’edizione numero 96 del festival lirico
L’Arena gremita e l’orchestra pochi istanti prima dell’inizio di Carmen, che venerdì ha aperto l’edizione numero 96 del festival lirico
L’Arena gremita e l’orchestra pochi istanti prima dell’inizio di Carmen, che venerdì ha aperto l’edizione numero 96 del festival lirico
L’Arena gremita e l’orchestra pochi istanti prima dell’inizio di Carmen, che venerdì ha aperto l’edizione numero 96 del festival lirico

Bene, anzi, benissimo. La «signora» non delude mai e rende sempre alla città la sua riconoscenza. La prima del Festival lirico non è solo la festa di chi sta dentro all’Arena - di chi canta, suona e dirige, degli spettatori estasiati e degli organizzatori che raccolgono il successo di tanto lavoro - ma lo è anche di «chi sta fuori». Come nel gioco dei cerchi concentrici: piazza Bra con la sua «regina» è il centro e, via via, gli effetti del grande evento si distribuiscono tutti intorno, dentro l’ansa dell’Adige che risplende di luce riflessa e fuori, fino alla provincia. L’eco arriva lungo, il bilancio del «giorno dopo» è un coro di consensi e il plauso è generale. Tutti soddisfatti, tutti orgogliosi di «essere qui» e di poter «godere di eventi di simile portata che riempiono gli occhi e il cuore», oltre che le casse di chi, sul pubblico dell’Arena, vive e fa i conti. La «signora», insomma, è una garanzia. Non c’è dubbio che la prima sia l’evento clou di Verona, quello che più di tutti porta alla città un ritorno economico oltre che d’immagine nel mondo. Vale più delle fiere, dicono gli addetti ai lavori, perché è più «democratica»: piace a tutti, tutti sognano, prima o poi, di vedere dal vivo il grande spettacolo sotto le stelle. Il giorno dopo, insomma - in attesa di fare il bis con Aida al debutto ieri sera - il successo di Carmen è stato anche quello di commercianti, ristoratori, albergatori, negozianti. Strutture ricettive «sold out» nel senso che trovare una stanza negli alberghi del centro venerdì sera era impossibile, così come è successo ieri per Verdi e, in generale, come si verifica per tutte le prime in cartellone. I 14mila spettatori arrivati da tutta Italia e dall’estero per gustarsi il capolavoro di Bizet, sono quelli che poi in buona parte hanno alimentato l’indotto a cominciare dagli hotel. «Siamo soddisfatti», ha confermato infatti Giulio Cavara, presidente dell’Associazione Albergatori, «la prima, come sempre, è conferma di grandi flussi e nelle strutture ricettive è stato un tutto esaurito. Se questo è l’inizio, siamo fiduciosi: i due mesi di opera sono storicamente i periodi dell’anno in cui c’è gran lavoro non solo per la categoria che rappresento ma per tutte le attività commerciali della città. Diciamo che», spiega Cavara, «rispetto agli anni d’oro, quelli del pre-crisi, oggi facciamo i conti con un tipo di clientela diversa che, ad esempio, non prenota più da un anno all’altro ma lo fa all’ultimo momento, cercando l’offerta migliore, aspettando l’occasione last-minute più vantaggiosa che però, va detto, nei 3-4-5 stelle, sotto data, non c’è mai». E qui, i «conti» vanno fatti anche con una fetta di mercato che disturba non poco la categoria rappresentata da Cavara: «Dobbiamo far fronte comune contro la realtà degli appartamenti turistici», chiosa infatti, «che in centro sono più di 2mila: ci tolgono clientela sfruttando la mancanza di regolamentazione». Detto questo, Cavara tira somme positive: «I prezzi delle stanze in serata di opera hanno una forbice che va, in media, dai 180 ai 250 euro, escluso poi chi è disposto a pagare qualsiasi cifra pur di avere la suite con tutti i comfort possibili. Il bello di Verona è proprio questo: offre la possibilità di dormire nelle date di opera ad ogni tipo di tasca, chi è danaroso e non bada a spese trova la collocazione di lusso, appena fuori dalla Ztl, invece, si pernotta anche con 100 euro o meno». Dall’alloggio alla tavola. Grandi numeri anche per i ristoratori di piazza Bra grazie a Carmen. Al Liston 12 è stata una «serata di gran lavoro, bella gente», conferma il direttore Luca Benoni, «abbiamo corso tanto più nel pre-opera che dopo perchè lo spettacolo è finito tardi, alle 1.30 e la gente, infreddolita, s’è fermata solo a bere cioccolata calda e tisane. Ci aspettiamo di duplicare con Aida, insomma, non c’è un minuto per respirare... Ma è sempre così, nelle serate del Festival per noi c’è superlavoro, per fortuna!». Idem al ristorante Vittorio Emanuele, dove tra l’altro la Fondazione Arena ha organizzato la cena post-spettacolo con gli artisti e gli ospiti della Sovrintendente: «Abbiamo chiuso il ristorante alle 5 del mattino», racconta il maitre Giuseppe Scalici, «siamo molto soddisfatti, non c’è molto da dire se non grazie Arena, grazie alla magia che ogni anno metti in scena». Anche al ristorante-pizzeria Olivo, sempre sul Liston, hanno fatto «il doppio dei coperti che si fanno di solito», dichiara il direttore Roberto Giacomini, «a cena eravamo veramente in difficoltà ad accontentare tutti. Il dopo-opera? Troppo tardi, abbiamo chiuso prima. Anche perchè oggi si ripete e c’è bisogno di energia fresca per garantire un servizio all’altezza del Festival». •

Camilla Ferro

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