<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Cinque ore di applausi la città abbraccia l’Arma

A chiudere la sfilata è stata la città ospite, Verona che con i suoi ispettorati e le sue specialità ha reso omaggio alle autorità FOTOSERVIZIO MARCHIORI
A chiudere la sfilata è stata la città ospite, Verona che con i suoi ispettorati e le sue specialità ha reso omaggio alle autorità FOTOSERVIZIO MARCHIORI
A chiudere la sfilata è stata la città ospite, Verona che con i suoi ispettorati e le sue specialità ha reso omaggio alle autorità FOTOSERVIZIO MARCHIORI
A chiudere la sfilata è stata la città ospite, Verona che con i suoi ispettorati e le sue specialità ha reso omaggio alle autorità FOTOSERVIZIO MARCHIORI

È una parte d’Italia quella che ha sfilato ieri tra corso Porta Nuova e piazza Bra. Quasi cinque ore di parata per il raduno nazionale dell’Associazione nazionale carabinieri edizione numero 24 che ha visto sfilare le sezioni di ogni parte del mondo: dall’Australia all’Irlanda, dalla Valpolicella Cerea, passando da Verona. Tutti insieme, uniti per un unico Paese. L’unica nota stonata l’hanno fatta i big nazionali della politica, assenti a una manifestazione che ha messo insieme quasi centomila persone. Uomini e donne che si sono sobbarcati migliaia di chilometri chi in pullman, chi in aereo, per essere presenti a questa adunata che chiama ogni due anni. Eppure a Vinitaly c’erano tutti e di tutti i partiti politici. Qui invece alcuni parlamentari locali, presenza trasversale, giusto ammetterlo. Un assessore regionale, al posto del presidente. Avrebbe meritato maggior rispetto e maggior presenza in tribuna d’onore, questa manifestazione che rende un tributo all’Arma dei carabinieri. LA TRIBUNA. Ad accogliere gli uomini in armi e in congedo, sempre sull’attenti, il comandante generale dell’Arma, generale Giovanni Nistri, il presidente nazionale dell’Anc, generale Libero Lo Sardo e il sindaco Federico Sboarina. «I carabinieri rappresentano un riferimento diffuso sul territorio, al quale i cittadini guardano con fiducia per una sicura convivenza nelle attività civili ed economiche. Insieme alle altre forze dell’ordine, collaborano per la sicurezza del territorio, indispensabile per migliorare la qualità della vita dei cittadini», ha detto il primo cittadino, «per la nostra città queste giornate sono state anche l’occasione per riflettere sul ruolo e sull’evoluzione che la figura del carabiniere ha sviluppato nel corso degli anni, pur rivestendo sempre, in passato come oggi, un compito importantissimo a servizio della comunità e a sostegno delle istituzioni. Non mi resta che ringraziare, a nome della città, per la ricchezza di valori che ci avete trasmesso in questi giorni. L’auspicio è che, a ciascuno di voi, arrivi la stima e la riconoscenza di tutta la cittadinanza, e che in futuro, possiate ricordare Verona per l’accoglienza e l’affetto dimostrato». LA PARATA. Hanno sfilato, una dopo l’altra le sezioni, gli ispettorati di tutte le province italiane, ma hanno sfilato anche le unità cinofile, in armi e della protezione civile carabinieri, hanno sfilato i mezzi storici, le mitiche Giulia e Giulia Super, le Alfette, le storiche Guzzi, il primo elicottero in dotazione all’Arma. Adesso ci sono messi sofisticati, droni, informatica. Un tempo le indagini si facevano con appostamenti, pedinamenti, adesso ci sono le intercettazioni, le celle telefoniche, i tabulati. Cambia il mondo e l’Arma si adegua, ma quello che rimane immutato è lo spirito di questi uomini. Le Fanfare e le bande si sono susseguite, ieri in Bra, tra gli applausi dei tanti che hanno voluto partecipare, sventolando tricolori, sfidando il sole, per restare in prima fila davanti alla tribuna d’onore oppure lungo il percorso. Tutti ad applaudire, convinti, i corazzieri, piuttosto che le pattuglie a cavallo o gli uomini che fecero grande il Tuscania al solo grido di «Folgore!» che ha fatto fremere i cuori. Abbracci e qualche luccicone tra chi non si rivede da anni. Il tempo passa, le emozioni restano. IL RICORDO. Lo sa bene il generale Tullio del Sette, alla sua prima volta sugli spalti dopo essere stato comandante generale: «Sono molto più emozionato di quanto potessi immaginare. È un orgoglio enorme, qui in questa città che trasuda storia, così come emozionante è stato il concerto di ieri sera. Lei mi chiede cosa mi manca dell’attività. Ecco, giusto quella mi manca: l’attività. Ora è come stare alla finestra e osservare. Prima dovevo decidere soltanto usando la testa, ora è il cuore che comanda», ha detto il generale emerito. È da come i carabinieri di oggi, anche alti ufficiali, salutano gli eroi moderni, che ci si rende conto di avere davanti la storia. Come quella vissuta dal generale Rosario Aiosa, medaglia d’oro vivente. Era il 1977 a Porto San Giorgio, l’allora capitano aveva predisposto un normale controllo preventivo, ma le persone che lui e i suoi uomini che avevano individuato erano dei pericolosi appartenenti al clan dei catanesi che avevano pensato di allontanarsi dal Piemonte ed erano arrivati nelle Marche. Il controllo era stato davanti ad un locale, il Caminetto ma ne nacquero tre conflitti a fuoco: due a Porto San Giorgio e uno a Civitanova Marche. Il bilancio: due carabinieri morti e due feriti. Dei sei banditi quattro morti e due arrestati. Vi fu la gara a donare il sangue per cercare di salvare i carabinieri feriti. Se oggi siamo un Paese libero è perchè prima di noi ci sono state persone pronte a morire pur di difendere la libertà di tutti. •

Alessandra Vaccari

Suggerimenti