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IL FURTO DEL SECOLO

Castelvecchio,
tutte le «falle
della sicurezza

Uno dei ladri entra a Castelvecchio
Uno dei ladri entra a Castelvecchio
Uno dei ladri entra a Castelvecchio
Uno dei ladri entra a Castelvecchio

Il contratto tra Comune e Sicuritalia (subentrata alla Nes nel 2013) c’è. Il protocollo della sicurezza manca. Non c’è uno scritto che contiene le regole che fissano le modalità del comportamento di chi è deputato a verificare che il sistema di controllo a Castelvecchio sia operativo ma soprattutto efficace. Cioè che funzioni. Ne basterebbe una, invero. La più immediata: una chiamata di verifica se non si accende la spia che certifica l’inserimento dell’allarme.

Già, perchè a quanto pare non solo giovedì a Treviso, nella centrale di Sicuritalia, non si sono accorti che il sensore «rivelatore» del sistema anti-intrusione alle 20 non era acceso, ma - incredibile - non si sono preoccupati. E questo probabilmente lo sapevano anche i tre rapinatori.

Non c’è uno scritto che stabilisce quali siano le procedure da adottare se il led resta spento. La più semplice? Una telefonata e l’invio di una macchina di servizio. Esattamente quello che succede a privati e aziende che si avvalgono di un servizio di vigilanza: se scatta l’allarme la telefonata di controllo con la richiesta della parola d’ordine avviene entro cinque minuti, quindi parte l’auto più vicina al luogo in cui si ipotizza l’intrusione. E né privati né aziende hanno all’interno di stanze e uffici dipinti del Tintoretto, del Mantegna o tavole del Pisanello.

Da quanto è emerso ad avvisare la sede operativa di Treviso che la mancata accensione della spia di Castelvecchio era dovuta a una rapina sarebbero stati gli agenti di polizia ben dopo le 21. E quella spia rimasta spenta dalle 20, da quando il guardiano notturno dopo aver chiuso i cancelli ed effettuato il controllo delle sale, avrebbe dovuto inserire l’allarme, non ha impensierito chi era davanti ai monitor.

«Posso solo dire che abbiamo già sentito coloro che si occupano della sicurezza, una delle prime cose che sono state fatte il giorno dopo la rapina», si limita a spiegare il sostituto Gennaro Ottaviano. «È stata acquisita la documentazione relativa all’incarico affidato dal Comune di Verona a Securitalia, ci è stato fornito il contratto stipulato ma non il protocollo operativo. E per quel che ci risulta non esiste».

È uno dei particolari che emerge dall’indagine sulla rapina alla «Ocean» al Museo di Castelvecchio. E se, naturalmente, prosegue la caccia ai tre malviventi che con una tranquillità quasi paradossale giovedì sera in 40 minuti hanno staccato dalle pareti della Galleria al primo piano i dipinti di maggior pregio, dall’altra il magistrato da venerdì mattina (da quando è stato avvisato) ha interrogato chi, ognuno per il suo ruolo, ha l’incarico di «vegliare» su tesori coperti da una polizza assicurativa ridicola (è un terzo di quella fissata nella Rc auto) e non protetti. Perchè manca quell’insieme di norme elementari deputate a farlo. Basta una telefonata se una spia non si accende.

Fabiana Marcolini

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