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Cast da definire presto per non perdere i «big» E c’è la sfida del bilancio

La sede della Fondazione Arena in via Roma
La sede della Fondazione Arena in via Roma
La sede della Fondazione Arena in via Roma
La sede della Fondazione Arena in via Roma

Gianni Villani Mentre sono in atto le ultime decisioni sulla composizione del consiglio di indirizzo e la successiva proposta del nome del futuro sovrintendente, in seno alla Fondazione Arena si profilano al suo orizzonte almeno tre grosse incombenze che devono essere risolte, pena la compromissione del prossimo festival areniano e la vita futura della stessa fondazione. La prima è sicuramente la predisposizione dei cast per la stagione estiva. Un’incombenza che ha il carattere di massima urgenza poiché le migliori voci e direzioni d’orchestra in circolazione (ammesso che le si voglia per elevare la qualità degli spettacoli) hanno già assunto impegni da tempo. E distrarli da questi, sia per un breve periodo di qualche settimana o di qualche sola recita, sarà una vera impresa. Anche perché i cachet artistici dell’Arena non sono più “interessanti” come quelli di qualche anno fa. Si possono fare sondaggi per trovare delle nuove promesse, smaniose di affrontare il più grande palcoscenico lirico al mondo, ma bisogna andarle a cercare e misurarne dapprima le qualità e la tenuta, che per l’enorme catino areniano devono essere di primaria garanzia. Tutto questo però porterà via del prezioso tempo. E tempo a disposizione non ce n’è più, a maggior ragione se della guida della fondazione si dovrà interessare un uomo nuovo, non “del mestiere”, che dovrà prima, necessariamente, prendere le dovute misure e conoscenze di un ambito delicato e ignoto ai più come l’azienda Arena. La seconda è la disposizione del bilancio di previsione 2018 che deve essere inviata al Ministero competente entro il prossimo 31 dicembre. Bilancio di cui non si sa se già predisposto, per sua iniziativa, dal commissario o dal suo sovrintendente, ma che deve essere pure approvato dal consiglio di indirizzo. Il quale consiglio (che tutto vada bene al Ministero dei Beni Culturali) non ce la farà comunque ad insediarsi ufficialmente prima della metà di gennaio. Il bilancio di previsione può essere tuttavia inviato anche in deroga dopo il termine dell’anno, ma questo ritarderà inevitabilmente l’erogazione del contributo del Fus di cui tutte le fondazioni liriche hanno estremo bisogno. La terza ulteriore incombenza è formata da tutta una serie di decisioni tecnico, amministrative, finanziarie, a tempo che vanno attentamente ponderate a a cui devono essere trovate soluzioni logiche e compatibili, con riferimento anche al mercato del lavoro. Il piano di risanamento, con intervento su tutte le voci di bilancio “strutturalmente non compatibili con l’inderogabile necessità assicurare gli equilibri del bilancio stesso”, non è ancora ultimato. C’è sempre quella spada di Damocle dei due mesi di interruzione (ottobre-novembre) dell’attività del Filarmonico e della sospensione retributiva dei lavoratori che non può protrarsi ulteriormente, una volta cessato il piano di risanamento. E bisognerà capire come farvi fronte. Senza escludere che la pianta organica del personale non è mai stata stabilita, con posizioni all’interno non ben distribuite, che significa come alcuni reparti siano sufficientemente “coperti” a sfavore di altri invece carenti di personale. A fine 2018 cessa anche il contratto integrativo aziendale (nodo sempre di difficile soluzione) e bisognerà predisporne per tempo uno nuovo. Al 31 agosto 2018 ci sarà l’obbligo di dimostrare di non essere incorsi in nuovi indebitamenti (e c’è sempre quel debito strutturale di 28 milioni, pesante come un macigno, da ridurre) e di aver raggiunto “le condizioni di equilibrio strutturale del bilancio, sia sotto il profilo patrimoniale che economico-finanziario, del conto economico”, pena la messa in liquidazione coatta amministrativa della fondazione. Ma per ritornare da ultimo ancora al consiglio di indirizzo, “l’organo esercita le proprie funzioni con l’obbligo di assicurare il pareggio di bilancio. La violazione dell’obbligo comporta l’applicazione dell’art. 21 del CL 29 giugno 1996 n° 367 e la responsabilità personale ai sensi dell’art. 1 della legge 14 gennaio 1994 n° 20. Un bell’intrico.

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