<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Caso Report, Tosi a processo
Il sindaco: «Viva la giustizia»

Milena Gabanelli presenta il servizio su Tosi durante la puntata di Report del 7 aprile 2014Sigfrido Ranucci
Milena Gabanelli presenta il servizio su Tosi durante la puntata di Report del 7 aprile 2014Sigfrido Ranucci
Milena Gabanelli presenta il servizio su Tosi durante la puntata di Report del 7 aprile 2014Sigfrido Ranucci
Milena Gabanelli presenta il servizio su Tosi durante la puntata di Report del 7 aprile 2014Sigfrido Ranucci

Il polverone sollevato dal servizio televisivo di Report, andato in onda il 7 aprile del 2014, ha portato ieri al rinvio a giudizio del sindaco Flavio Tosi per le accuse di calunnia e diffamazione a mezzo stampa nei confronti del giornalista Sigfrido Ranucci.

Il processo si aprirà il 23 novembre prossimo davanti al giudice Cristina Angeletti: al fianco del primo cittadino, seduto al banco degli imputati, ci sarà anche Sergio Borsato, un ex militante leghista che, secondo le accuse, avrebbe cercato di imbastire una «trappola» ai danni di Ranucci e che ieri è stato a sua volta rinviato a giudizio per calunnia.

A deciderlo è stato il giudice Laura Donati, al termine di una lunga udienza preliminare, iniziata già con un colpo di scena. Il pubblico ministero Nicola Scalabrini, infatti, ha chiesto il non luogo a procedere nei confronti dei due imputati per l’accusa di calunnia, in quanto non sarebbe stata raggiunta la prova della loro volontà di accusare falsamente Ranucci. Un secondo tentativo, da parte della Procura, di mettere la parola «fine» su questa vicenda, dopo la richiesta di archiviazione che era stata presentata dal pubblico ministero Elisabetta Labate.

«Il presidente di Agsm recentemente è stato condannato in primo grado a Verona per un reato che non aveva commesso ed è stato quindi assolto dai giudici della Corte d'Appello di Venezia per non averlo commesso», è stato il commento di Tosi, dopo aver saputo di essere stato rinviato a giudizio. «Aveva osato criticare la sentenza di primo grado e si è preso una querela dai magistrati che lo avevano condannato in primo grado dovendo poi pagare un risarcimento per chiudere la questione». Secondo il sindaco, questa è una situazione fotocopia. «Per due volte due pubblici ministeri chiedono l’archiviazione, per due volte due altri magistrati mi mandano a processo», conclude Tosi. «Io dovrò pagare le spese legali, anche se verrò assolto; i magistrati che magari avranno sbagliato non pagheranno nulla e in compenso io ho una querela, dallo stesso magistrato citato prima, per aver criticato la sua decisione. Viva la giustizia».

A disporre l’imputazione coatta del sindaco Tosi era stata il gip Livia Magri, secondo cui il sindaco, dopo aver saputo che Ranucci era a caccia di notizie compromettenti sul suo conto aveva intrapreso «una meditata e sistematica attività denigratoria, allo scopo di ripristinare, attraverso la distruzione della figura professionale del giornalista Ranucci e della trasmissione Report, la propria immagine di uomo e di politico che, innegabilmente, non era uscita nobilitata dal servizio giornalistico in discussione, ma non certo per l’alterazione delle notizie da parte di Ranucci». Parole forti, scritte nero su bianco, che avevano portato alla richiesta di rinvio a giudizio.

Tosi, secondo gli inquirenti, avrebbe accusato falsamente Ranucci di diffamazione, dicendo di aver appreso che il giornalista stava cercando di acquisire informazioni sul suo conto non corrispondenti al vero, notizie su presunti rapporti di Tosi con esponenti della mafia, nonché di un video compromettente di natura sessuale, in grado di esporre Tosi a ricatti politici, e molto altro. Inoltre avrebbe offeso il cronista in varie trasmissioni televisive e interviste rilasciate a quotidiani nazionali e locali. Secondo i suoi legali Luigi Sancassani e Claudio Fiorini, però, il sindaco non avrebbe fatto altro che riportare alla Procura le pesanti accuse che venivano mosse da Ranucci nei suoi confronti, per tutelare la sua stessa immagine ma soprattutto quella di Verona.

Soddisfatto per l’esito dell’udienza preliminare Luca Tirapelle, l’avvocato di Ranucci, secondo cui «l’imputazione coatta decisa dal giudice ha trovato pieno riscontro nell’udienza preliminare, ma ogni altra valutazione è prematura».

Si dice invece amareggiato il cronista di Report, che ha già anticipato che eventuali risarcimenti danni a suo favore saranno interamente devoluti in beneficenza. «Questa è una sconfitta per la libertà di informazione: ricorrere alla giustizia per risolvere questi problemi è una stortura di quello che dovrebbe essere il normale rapporto tra chi fa informazione e chi fa politica», conclude Ranucci. «Sarebbe stato sufficiente che Tosi accettasse di farsi intervistare, senza invece sfuggire al confronto».

Manuela Trevisani

Suggerimenti