<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Case in collina, parte
il conto alla rovescia

Un momento dell’incontro sul Piano degli interventi FOTO MARCHIORI
Un momento dell’incontro sul Piano degli interventi FOTO MARCHIORI
Un momento dell’incontro sul Piano degli interventi FOTO MARCHIORI
Un momento dell’incontro sul Piano degli interventi FOTO MARCHIORI

S’infiamma il dibattito sulla variante al Piano degli interventi. E in particolare sul percorso che potrebbe portare a riconvertire immobili nei centri storici, nelle frazioni, in Zai, e annessi rustici in collina e nel parco dell’Adige da trasformare in case, ristoranti e agriturismi. Ma solo in zone già urbanizzate, per spazi non inferiori a 90 metri quadrati e senza aumentare cubature. Dipenderà dalle domande che entro il 15 giugno si potranno presentare al Comune.

All’auditorium del Banco Popolare, in viale delle Nazioni, in Zai, circa 150 professionisti all’incontro organizzato dall’assessore all’urbanistica e all’edilizia privata Gian Arnaldo Caleffi, coadiuvato dai tecnici comunali Sonia Braggio, Raffaele Pianura, Giorgio Zanata Ventura, per presentare i tre avvisi per il recupero e la riqualificazione di edifici e aree degradati. Presenti architetti, ingegneri, geometri e imprese edili.

Sul fronte dell’opposizione, però, Sinistra ecologia e libertà, con Giorgio Gabanizza, e Vincenzo Genovese, del Forum Ambiente di Sinistra Italiana Verona, contestano la proposta di variante al Piano interventi. «Essa continua a delegare a privati la gestione del territorio invitandoli con l’ennesimo avviso pubblico a fare segnalazioni o proposte da inserire nel nuovo piano, senza dare indicazioni su come e in che modo s’intendano perseguire gli obiettivi per la salvaguardia del territorio», dicono Gabanizza e Genovese, «e in particolare di quella parte di pregio come la collina, gli edifici di valenza storica e architettonica, i centri storici e i parchi dell’Adige sud e nord».

Secondo Sel e SI sarebbe stato necessario, a fronte di un centinaio su trecento schede dal Piano degli interventi decadute, «svolgere un monitoraggio per capire gli effetti del piano rispetto agli obiettivi indicati». Per Gabanizza e Genovese, dunque, «va aggiornato il quadro conoscitivo, sulle previsioni demografiche, il ricalcolo della superficie agricola utilizzabile e le previsioni residenziali. Bisogna, poi, stralciare le aree di espansione previste nelle 98 schede norma dichiarate decadute o a cui i privati hanno rinunciato. Si deve inoltre permettere l’edilizio del patrimonio edilizio esistente - quindi solo interventi edilizi di riqualificazione urbana in aree già urbanizzate».E.G.

Suggerimenti