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Carmen, 32 rose e un posto vuoto E l’Arena si riempie di emozioni

Trentadue rose rosse e un posto vuoto: l’omaggio della lirica alle vittime di femminicidio FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Trentadue rose rosse e un posto vuoto: l’omaggio della lirica alle vittime di femminicidio FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Trentadue rose rosse e un posto vuoto: l’omaggio della lirica alle vittime di femminicidio FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI
Trentadue rose rosse e un posto vuoto: l’omaggio della lirica alle vittime di femminicidio FOTOSERVIZIO DI GIORGIO MARCHIORI

È stato l’«ospite» che ha emozionato di più. Gli hanno assegnato il posto numero 32, fila 11, la stessa del presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, dei ministri Fontana e Bonisoli, di onorevoli e senatori, del sindaco Sboarina, del Prefetto Mulas, del Vescovo Zenti e di tanti altri rappresentanti istituzionali e del mondo dell’imprenditoria. Un ospite tragicamente importante, invisibile ma presente, seduto lì sotto il cielo minaccioso dell’Arena riempita fino all’ultimo gradino, mescolato tra tanta gente arrivata da tutta Italia e dall’estero per l’attesissima prima di Carmen. Un mazzo di 32 rose rosse per ognuna delle 32 donne ammazzate da mariti e compagni nel 2018: è stato appoggiato sulla poltroncina numero 32, è stato lì per tutta l’opera, simbolo delle vittime di femminicidio, come monito perché non accada più e come omaggio alle decine e decine di Carmen che tutti i giorni subiscono violenza, fino a morire. Un posto vuoto ma pieno. È questo il «sigillo» della prima dell’Arena firmata Cecilia Gasdia andata in scena ieri sera dopo la commovente deposizione del mazzo. L’opera di Georges Bizet nel nuovo allestimento del grande regista Hugo de Ana ha stregato e incantato la platea. Dopo i tradizionali gong, la Sovrintendente è salita sul palcoscenico per ringraziare «tutte le persone che con il loro impegno hanno reso possibile questa 96a Stagione del Festival lirico» elencando «maestri, figuranti, registi, tecnici, coristi, ballerini, sarte, fonici, personale di sala e tutti coloro che ci hanno permesso di godere di questo spettacolo stasera e dei prossimi in calendario». Poi, il commosso ricordo del maestro Tullio Serafin, «nel cinquantesimo della sua scomparsa: anche lui voglio ringraziare, e sono lieta e onorata di farlo a nome di Fondazione Arena», ha spiegato emozionata la Sovrintendente, «perché è stata sua l’idea geniale di portare l’opera qui in Arena, con il tenore Giovanni Zenatello e il sostegno di imprenditori illuminati: era il 1913, l’Aida di Verdi battezzò il nostro Festival, fu l’inizio di una storia di successo arrivata attraverso un secolo fino ad oggi». Nei grandi schermi a lato del palcoscenico scorrono le immagini in bianco e nero del grande maestro e dei momenti più importanti della sua carriera costellata dalla scoperta di talenti diventati icone della lirica, come la Divina Maria Callas. È stata una prima «impegnativa», oltre che per i messaggi a cui personalmente Cecilia Gasdia ha voluto collegarla, anche per il debutto dell’amministrazione Sboarina sotto cui è partita. «È la mia “prima“ in tutti i sensi», ha sorriso il primo cittadino, «“prima“ da sindaco e “prima“ dopo il commissariamento. Sembra un gioco di parole ma la realtà è che c’è tanto entusiasmo perché questo nostro gioiello, che rende Verona unica nel mondo, è tornato a splendere come deve. Questa città non può prescindere dall’Arena e dal suo Festival lirico: la cultura che si fa qui è un valore aggiunto che ci invidiano in ogni angolo del pianeta». Giunta al completo, amministratori di Confcommercio e aeroporto (Arena), di Agsm (Croce), della Fiera (Mantovani), il rettore dell’università Sartor, la direttrice dei Musei di Verona (Rossi), imprenditori (fra gli altri Rana, Boscaini, Vicenzi, Manni, Allegrini, Riello, Piva, Veronesi) con il presidente di Confindustria Verona Michele Bauli, vertici delle forze dell’ordine (polizia, carabinieri, Guardia di Finanza), il presidente della Fondazione Cariverona Mazzucco e il direttore generale Marino, il numero uno di Cattolica (Bedoni) oltre che i vertici di Unicredit. E poi, «colleghi» del mondo dello spettacolo, «il mio grande e caro amico Massimiliano Pani (figlio di Mina, ndr)» così l’ha presentato la Sovrintendente Gasdia e poco più lontano il regista Gabriele Muccino: «E’ la mia prima volta in Arena stasera», ha detto, «sono proprio curioso, finalmente ce l’ho fatta a venire: era 12 anni che ci provavo ma stavo in America. Mi aspetto grandi cose, qua succedono davvero». E poi i melomani arrivati dall’estero, il magnate ucraino Len Blavatnik e uno sceicco dell’Oman, «un habituè che la prima non se la perde mai». C’era il mondo ieri sera in Arena per la nuova Carmen. Un successo annunciato, atteso da un pubblico impaziente. Uno spettacolo, sotto le stelle, nello spettacolo, che nemmeno qualche goccia è riuscita a rovinare. •

Camilla Ferro

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