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Carli, l’intellettuale illuminista
che salvò il Bacanal dai francesi

Per un carnevale, come il nostro, ritenuto fra i più antichi d’Italia, le curiosità storiche restano molte. Quasi tutte sono legate alla figura di Tommaso Da Vico, stimato medico e notabile del rione di San Zeno, ritenuto dalla tradizione il padre del Bacanal del gnoco.

Si racconta che, nel 1530, a causa di una rivolta popolare, con l’assalto ai forni, scoppiata in seguito a una terribile carestia, a frequenti inondazioni dell’Adige e ai saccheggi dei Lanzichenecchi, questo medico concesse un lascito per festeggiare, ogni anno, il carnevale.

Che si tratti di una leggenda lo rivela il fatto che il testamento di Tommaso da Vico, datato 13 maggio 1531, tuttora conservato negli antichi archivi cittadini, non fa nessuna menzione del bacanal, ma indica come unico erede il figlio Marcantonio. Questa paternità del carnevale a Tommaso da Vico, peraltro, si trova in un documento alquanto sospetto: una relazione della fine del Settecento per i Francesi che avevano occupato Verona e volevano cancellare tutte le tradizioni locali.

Autore è stato un notabile cittadino, Alessandro Carli, raffinato intellettuale veronese. E se il bacanal si festeggia ancora, riproposto anche nella Verona francese di fine Settecento e primo Ottocento, si deve a lui. Quasi certamente Carli, da buon veronese, ha esibito ai Francesi questa versione documentata sulla nascita del carnevale, per convincerli a conservare la tradizione, data l’attenzione ai ceti più poveri e nascondendo volutamente l’altra origine, decisamente più credibile: il bacanal sarebbe stato istituito dai Veneziani per solennizzare la dedizione dei veronesi del 1405, pagando le spese con i dazi delle castagne e delle olive.

Carli è stato uno storico molto accurato e preciso e non ha nascosto l’evidenza: ha precisato che non ci sono documenti certi sull’origine del carnevale da parte di Tommaso da Vico, ma ha mostrato ai Francesi il tavolone di marmo presso la basilica di San Zeno, dove, secondo la tradizione, andavano a sedersi i poveri durante il carnevale.

Era ovvio che, se i Francesi avessero saputo dell’origine veneziana, indubbiamente avrebbero abolito il bacanal del gnoco, peraltro in declino dal 1812 al 1838.

La relazione di Carli sul carnevale è stata pubblicata, dopo la morte del suo autore, nel 1818 ed è intitolata Cenni intorno all’origine e descrizione della festa... comunemente denominata gnoccolare. Dunque, un intellettuale del Settecento, in odore di illuminismo, mostra interesse al popolarissimo Bacanal del gnoco! Ma chi era Alessandro Carli, a cui tutti gli appassionati del nostro bacanal devono riconoscenza?

Il suo nome a noi ricorda il famoso palazzo in via Roma, nel quale, nel 1866, è stato firmato, fra l’altro il passaggio di Verona dall’Austria all’Italia. Ed era proprio la sua residenza, poi venduta e successivamente passata al Comando austriaco nell’ottocento. Carli nacque a Verona il 21 febbraio 1740. Dopo aver frequentato il liceo cittadino, ha compiuto, come era costume dei giovani aristocratici del suo tempo, un lungo viaggio attraverso l’Europa, fermandosi a Parigi.

Nel castello di Ferney, nei dintorni della capitale, frequentò uno dei più importanti intellettuali francesi del tempo, il filosofo illuminista Voltaire. Con lui Carli condivise la sua grande passione, il teatro. Tornato a Verona, nel 1768, si dedicò proprio al teatro, scrivendo e mettendo in scena Telone ed Ermelinda e poi I Longobardi, dedicata ad un altro grande del settecento, Cesare Beccaria ed altri testi che però ebbero scarso successo. Ritenendo che il motivo di questi “fiaschi” fosse dovuto agli attori e agli sceneggiatori, fondò una piccola scuola d’arte drammatica, con lo scopo di formare nuovi artisti, e creò una compagnia di attori, animata dalla famosa nobildonna Silvia Curtoni Verza. Oltre alla passione teatrale, in seguito, Carli si interessò di storia locale e, su commissione del Consiglio dei dodici di Verona, che gli mise a disposizione tutti i documenti degli archivi pubblici, scrisse una colossale opera storica intitolata Istoria della città di Verona sino all’anno MDXVIII (1518) divisa in undici epoche, alla quale dedicò molti anni di febbrile lavoro. Alessandro Carli morì nella nostra città, nel 1814.

Emma Cerpelloni

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