<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Banche italiane sotto attacco

«Cariverona garantirà
erogazioni per 80 milioni»

di Maurizio Battista Paolo Dal Ben
Il presidente Alessandro Mazzucco e il direttore generale Giacomo MarinoLa funicolare da Santo Stefano a Castel San PietroCastel San Pietro «impacchettato» per i lavori di restauro: qui nascerà il museo della città. Probabile un ristorante-bar panoramico sulla terrazza FOTO MARCHIORILa sede della Fondazione Cariverona in via Forti
Il presidente Alessandro Mazzucco e il direttore generale Giacomo MarinoLa funicolare da Santo Stefano a Castel San PietroCastel San Pietro «impacchettato» per i lavori di restauro: qui nascerà il museo della città. Probabile un ristorante-bar panoramico sulla terrazza FOTO MARCHIORILa sede della Fondazione Cariverona in via Forti
Il presidente Alessandro Mazzucco e il direttore generale Giacomo MarinoLa funicolare da Santo Stefano a Castel San PietroCastel San Pietro «impacchettato» per i lavori di restauro: qui nascerà il museo della città. Probabile un ristorante-bar panoramico sulla terrazza FOTO MARCHIORILa sede della Fondazione Cariverona in via Forti
Il presidente Alessandro Mazzucco e il direttore generale Giacomo MarinoLa funicolare da Santo Stefano a Castel San PietroCastel San Pietro «impacchettato» per i lavori di restauro: qui nascerà il museo della città. Probabile un ristorante-bar panoramico sulla terrazza FOTO MARCHIORILa sede della Fondazione Cariverona in via Forti

Mercati finanziari sulle montagne russe, banche italiane sotto attacco, ex popolari venete alla prova di aumenti di capitali e alle prese con la riforma per il passaggio a società per azioni. E poi Unicredit, nel mezzo di un guado per la nomina del nuovo amministratore delegato e il crollo del titolo. Sono stati quattro mesi vissuti intensamente forse anche con qualche rischio quelli di Alessandro Mazzucco, il cardiochirurgo ed ex rettore dell'università veronese chiamato a guidare la Fondazione Cariverona nel ruolo di presidente. Un ritorno in piena attività e che attività.

Presidente come ha vissuto questo passaggio, alla guida di una Fondazione bancaria che a fine 2015 contava su un patrimonio complessivo di oltre 2,9 miliardi e ora scesa sotto i 2 miliardi dovuto sostanzialmente alla perdita o minusvalenza sul titolo di Unicredit, dove Cariverona detiene il 2,83%?

Vale la pena ricordare una cosa: non mi sono candidato a questo ruolo, un giorno l'ingegner Biasi mi ha fatto chiamare e ci siamo confrontati su quelle che potevano essere le prospettive della Fondazione. E ho deciso di mettermi in gioco, come 12 anni fa quando dalle sale operatorie sono passato allo studio del rettore dell'università di Verona. Il presidente della fondazione è un ruolo politico-amministrativo che ha molto in comune con quello del rettore all’università. In entrambi i casi c'è una missione ben precisa: amministrare un patrimonio, anche se quello di Cariverona è di gran lunga superiore a quello dell'università. Ma lo faccio con una buona dose di buon senso e avvalendomi di tutte le competenze a partire da quelle del nuovo direttore generale il dottor Giacomo Marino.

E anche quelle dell’ex preidente Biasi...

Certamente. Se Cariverona è quella che è lo si deve a lui a quello che ha fatto in questi ultimi 22 anni. Ho intenzione di fare ricorso al meglio alle sue competenze però c'è un aspetto a cui non intendo sfuggire: la responsabilità legale della Fondazione è sulle mie spalle e quindi tutte le decisioni vengono prese in autonomia. Sulla nomina dell'amministratore delegato di Unicredit sono intervenuto direttamente chiamando il presidente Vita: con Biasi ci accomuna la stessa visione del ruolo di Cariverona in Unicredit. Noi non siamo Unicredit, siamo degli utilizzatori di Unicredit con l’unica missione: salvaguardare e se possibile migliorare il patrimonio della Fondazione.

Soddisfatti quindi della nomina del nuovo ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier?

Direi proprio di sì, abbiamo lavorato con una certa discrezione per delineare il profilo di un manager, e ci siamo soffermati su tre punti: doveva essere una persona esterna alla banca, con un alto profilo internazionale e pronto a un radicale cambiamento dell'amministrazione. E Mustier secondo noi ha incontrato queste caratteristiche.

Le banche in questo periodo stanno vivendo un vero e proprio attacco sui listini, in pochi mesi i titoli hanno perso oltre il 50%. La Fondazione Cariverona come altre istituzioni finanziarie è stata chiamata a sostenere uno strumento come il Fondo Atlante per mettere in sicurezza parte del sistema creditizio italiano, ma non vi ha partecipato?

La decisione di allora non è stata una scelta istintiva ma ragionata: sul progetto di aiuto e salvataggio su alcuni istituti bancari, come quelli veneti, noi non abbiamo mai detto di no, anzi avevamo detto di sì ma con un nostro progetto, che allora era quello di collaborare selettivamente sulla Banca Popolare di Vicenza assieme a del capitale straniero (fondo Fortress,ndr) che era interessato.

Poi è stato preferito lo strumento del fondo Atlante che inizialmente era stato pensato prevalentemente per il recupero delle sofferenze bancarie. Non abbiamo ritenuto, e non riteniamo, opportuno erogare risorse senza avere piena consapevolezza dell’efficacia dello strumento e di un eventuale ritorno.

Ora come socio azionista potreste essere chiamati a fare un aumento di capitale importante in Unicredit. Tra l'impegno fnanziario in Atlante e quello in Unicredit quindi non avreste dubbi?

No, non avremmo dubbi, puntiamo su Unicredit essendo però aperti a tutte le altre possibilità di investimento.

Quali?

Alcuni fondi ci stanno garantendo liquidità e capacità di fare patrimonio più di altri tipi di investimento. Noi pensiamo che Unicredit abbia ancora molto da dire e che abbia una grande capacità di recupero, ma allo stesso tempo siamo anche pronti a fare altre scelte. Poi c’è il patrimonio immobiliare: abbiamo due tipi di immobili, quelli che generano reddito e stanno nel patrimonio e quelli istituzionali, come Castel San Pietro, che fanno parte di quelli artistici, ci sono quelli scolastici.

Investite anche nel progetto del Banco Popolare-Bpm?

Abbiamo fatto l'aumento di capitale pro quota e l'abbiamo mantenuto. Ma questo è stato fatto sulla base di valutazioni precise, che operiamo costantemente nel nostro comitato finanza. Nel futuro di Banco Popolare abbiamo intravisto possibilità di creazione di valore e penso che i fatti ci stiano dando ragione.

Qual è il punto di equilibrio tra esigenze di salvaguardare il patrimonio e risposta alle domande del territorio?

Le fondazioni bancarie non hanno nulla a che fare con le banche, ne sono una emanazione ma non c'è scritto in nessun posto o statuto che debbano avere dei vincoli con le banche, questi sono finiti dopo la legge Ciampi. L'unica regola è che la dismissione della nostra quota in Unicredit, la nostra conferitaria, debba essere autorizzata dal ministero. Bisogna fare investimenti responsabili rispondendo al ministero e generare gli utili necessari per le erogazioni che l'anno scorso sono stati oltre 80 milioni. E quest’anno siamo in linea con il 2015.

Suggerimenti