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Colpo a Castelvecchio

Caccia ai ladri
«Ritroveremo
i dipinti rubati»

Due riproduzioni dei dipinti rubati
Due riproduzioni dei dipinti rubati
Due riproduzioni dei dipinti rubati
Due riproduzioni dei dipinti rubati

«Stiamo mettendo in campo ogni risorsa. La nostra priorità è ritrovare queste opere. Siamo stati attivati subito dopo il colpo e da quella notte, lavoriamo h 24 a questo caso». A parlare è il maggiore Giuseppe Marseglia, comandante del Nucleo tutela patrimonio carabinieri di Venezia, che ha competenza per tre regioni: Veneto, Friuli e Trentino. Il Nucleo è nato nel 1969.

Nella banca dati del Ntp sono già stati inseriti i file che riguardano le opere sottratte al museo di Castelvecchio. Fanno «compagnia» ad altri sei milioni di file. Già, a tanto ammonta il patrimonio italiano sottratto al nostro Paese o a privati inserito in quello che è il cuore pulsante del Ntp, che non è un sistema statico, ma convive con altri, ad esempio quello dell’Interpol.

«Nel caso di Castelvecchio avevamo, per fortuna, beni catalogati da inserire nella nostra banca dati, che è la più grande del mondo. I beni sottratti ai musei sono tutti catalogati e questo facilita il compito. Noi siamo alla ricerca di beni di cui abbiamo anche soltanto descrizioni sommarie dell’opera o del reperto, e questo certo non aiuta».

«Non so se questo accaduto a Verona sia stato il furto del secolo, so che è il più importante a cui io abbia assistito. E quando sono stato allertato mi sono venuti i brividi nel pensare che uno dei nostri “contenitori, giacimenti”, come li chiamiamo, noi era stato violato».

Piste possibili? «Tutte le ipotesi sono aperte. Diciassette opere non sono semplici da trasportare. Vorremmo riuscire a trovarle prima che escano dal nostro territorio, ma non è detto che se varcano i confini non sia possibile recuperarle», aggiunge il maggiore. «È possibile fare rogatorie, attività extragiudiziali e intraprendere accordi diplomatici. Non sappiamo se le opere siano all’estero o qui, per ora, alcuni Paesi stranieri sono più solleciti, con altri abbiamo difficoltà. Sappiamo però che nel momento in cui le individuassimo, potremmo recuperarle. Anche a casa di un emiro arabo. Basta trovarne una, per arrivare a tutte le altre».

C’è un grande lavoro di intelligence da parte di questi carabinieri. Studio di quello che appare sul web, nelle aste, nei mercati di antiquariato. Questi militari non vengono attivati soltanto nell’emergenza furto o rapina. «Noi siamo sempre operativi, controlliamo il territorio, monitoriamo i siti museali, gli scavi, verifichiamo che ci siano idonee misure di sicurezza, facciamo controlli incrociati».

Su Castelvecchio si sono fatte ipotesi riscatto, ipotesi Isis suggerite dal professor Vittorio Sgarbi. «Le ultime richieste di riscatto a memoria, risalgono agli anni Ottanta, in Veneto avevamo la Mala del Brenta, sono fatti di cui non mi sono occupato. Ma poi negli anni, altre richieste non ne sono pervenute. Sull’ipotesi Isis non abbiamo riscontri oggettivi di presenza di queste organizzazioni».

C’è qualche perplessità anche sul furto su commissione da parte di un collezionista.

«Qual è il collezionista così folle da mettersi in casa anche uno soltanto di questi quadri sapendo che è ricercato in tutto il mondo? Il collezionista gode nel mostrare ad altri». Facciamo un lieto fine: opere ritrovate. Chi stabilisce che non si tratta di falsi? «A norma di legge del codice dei beni culturali, in prima battuta sono i funzionari del ministero a fare le valutazioni delle opere ritrovate, ma ciò non toglie che ci si possa rivolgere ad altri esperti che operano nelle Fondazioni. Ci basterebbe trovare anche una sola opera per arrivare alle altre», conclude il maggiore.

Alessandra Vaccari

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