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Botte e minacce? «Questo non è amore»

Lo stand della polizia per l’8 marzo in piazza Bra FOTO MARCHIORI
Lo stand della polizia per l’8 marzo in piazza Bra FOTO MARCHIORI
Lo stand della polizia per l’8 marzo in piazza Bra FOTO MARCHIORI
Lo stand della polizia per l’8 marzo in piazza Bra FOTO MARCHIORI

«Se lui ti ricatta, se ti segue, se ti chiede amore o sesso quando non vuoi... Se ti umilia, ti isola, ti offende o ti picchia... Se limita la tua libertà, anche quella economica, se minaccia te o i tuoi bambini... Questo non è amore».

È il messaggio lanciato, attraverso slogan e volantini in diverse lingue, dalla Polizia di Stato che ieri mattina non poteva non essere presente in piazza Bra, con una «squadra» tutta al femminile, schierata dalla parte delle donne. «Perché se da un lato i dati sono confortanti, con una flessione negli ultimi due anni dei delitti tipici, dei femminicidi e dei maltrattamenti in famiglia, e il numero di denunce è in aumento, dall'altro i casi tracciabili, che passano attraverso la denuncia, sono solo la punta dell'iceberg», spiega Tea Mercoli, vicequestore aggiunto e portavoce della Questura. «Ecco perché è importante lavorare sulla prevenzione della violenza di genere: vogliamo arrivare alle donne prima dell'evento tragico».

Solo a Verona, del resto, nell'ultimo anno, in materia di violenza di genere il questore a seguito delle denunce ha emesso 15 provvedimenti di ammonimento per stalking (12 nei confronti di italiani) e quattro in tema di violenza domestica nei confronti di cittadini italiani di sesso maschile (le vittime sono tutte donne italiane).

«Il consiglio che diamo alle donne, infatti, è quello di rivolgersi subito alle forze dell'ordine o alle associazioni territoriali antiviolenza ma, poi, di denunciare subito, perché solo così si possono attivare gli strumenti che oggi sono più numerosi rispetto al passato», prosegue Mercoli, «non solo l'ammonimento ma anche il divieto di avvicinamento, fino ai domiciliari e al carcere nei casi più gravi».

È stata la denuncia, conferma Antonella Favale, operatrice della Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile, la chiave di volta di molti casi. Come quello di una famiglia straniera in cui a dar voce al silenzio della madre vittima di soprusi da parte del marito, è stata la figlia, sfogandosi con lo psicologo dello sportello attivato nella sua scuola.

«Dai racconti della ragazza è emerso un trascorso familiare davvero pesante, con l'uomo che arrivava addirittura a strozzare la donna con i cavi elettrici», ricorda la poliziotta. «All'inizio la donna, per questioni di retaggio culturale, non era molto collaborativa, poi si è decisa a denunciare e il giudice per le indagini preliminari ha emesso per l'uomo un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare. La denuncia, insomma, può davvero salvare la vita». E.PAS.

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