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Botte e minacce al sedicenne
per impossessarsi del cellulare

La fermata degli autobus davanti alla Gran Guardia dov’è avvenuta la rapinaIl tenente Martina Perazzolo e il luogotenente Schirato DIENNEFOTO
La fermata degli autobus davanti alla Gran Guardia dov’è avvenuta la rapinaIl tenente Martina Perazzolo e il luogotenente Schirato DIENNEFOTO
La fermata degli autobus davanti alla Gran Guardia dov’è avvenuta la rapinaIl tenente Martina Perazzolo e il luogotenente Schirato DIENNEFOTO
La fermata degli autobus davanti alla Gran Guardia dov’è avvenuta la rapinaIl tenente Martina Perazzolo e il luogotenente Schirato DIENNEFOTO

Un diciottenne e un complice di ventun anni sono stati arrestati dai carabinieri della stazione di Verona per aver rapinato del telefonino un ragazzino di sedici anni, dopo averlo picchiato e minacciato.

Il fatto era avvenuto a fine febbraio alla fermata degli autobus di piazza Bra, davanti alla Gran Guardia.

Lì lo studente, di origine romena, era stato avvicinato da due. E mentre il più giovane, Hamza Laaraj, di nazionalità marocchina, approfittando di una conoscenza superficiale con il sedicenne (si erano incontrati casualmente ad un fast food in zona Pradaval), lo distraeva chiedendogli di vedere la nuova cover del suo Samsung, l’altro, Erik Ivan, originario della Slovacchia, dopo essersi impadronito del telefonino lo colpiva a gomitate in faccia per farsi rivelare il codice di accesso.

Gli aggressori sono poi scappati con il primo autobus, dopo aver minacciato e schernito la loro vittima. «Il tuo telefonino non lo vedrai più», hanno gridato al ragazzino prima che le porte del mezzo pubblico si chiudessero alle loro spalle.

Dopo mesi di ricerche entrambi, già noti alle forze dell’ordine per furti e atti di bullismo, sono stati individuati grazie alle descrizioni fornite dalle persone che hanno assistito all’aggressione. Recuperato anche il cellulare, che è stato restituito alla vittima.

L’apparecchio, privo della carta Sim, era però stato «ripulito» da foto e da tracce di conversazioni con terze persone.

Ancora dolorante per le botte e terrorizzato per l’accaduto, lo studente ha telefonato al padre con il cellulare prestatogli da una persona che si trovava alla fermata. È stato il genitore, poi, a denunciare ai carabinieri quello che era successo al figlio.

Le indagini, i cui dettagli sono stati illustrati dal tenente Martina Perazzolo, del Nucleo operativo e radiomobile, sono state condotte dai militari della stazione coordinati del comandante Ezio Schirato.

Dopo attente ricerche gli aggressori, entrambi disoccupati, sono stati riconosciuti e arrestati. Ivan sabato scorso ad Oppeano e Laaray mercoledì in città.

Nella mattinata di ieri, il giudice ha convalidato l’ordine di custodia cautelare e ora si trovano agli arresti domiciliari nelle loro abitazioni dove, in attesa del processo, avranno modo di riflettere sui loro atti di prevaricazione e di violenza nei confronti di un ragazzino indifeso, la cui unica «colpa» era avere un telefonino in mano, come gran parte dei suoi coetanei.

Enrico Santi

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