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Bomba d’acqua a Verona e provincia Zaia firma lo stato d’emergenza

Case invase dal fango: tutti i mobili vengono portati fuori per cercare di liberare i locali dalla melma. E si cerca di salvare qualcosa FOTO MARCHIORITorrente in piena a Ca’ di CozziUna delle tante frane nella zona collinare della città
Case invase dal fango: tutti i mobili vengono portati fuori per cercare di liberare i locali dalla melma. E si cerca di salvare qualcosa FOTO MARCHIORITorrente in piena a Ca’ di CozziUna delle tante frane nella zona collinare della città
Case invase dal fango: tutti i mobili vengono portati fuori per cercare di liberare i locali dalla melma. E si cerca di salvare qualcosa FOTO MARCHIORITorrente in piena a Ca’ di CozziUna delle tante frane nella zona collinare della città
Case invase dal fango: tutti i mobili vengono portati fuori per cercare di liberare i locali dalla melma. E si cerca di salvare qualcosa FOTO MARCHIORITorrente in piena a Ca’ di CozziUna delle tante frane nella zona collinare della città

Verona e parte della provincia, dalla Valpantena alla Valpolicella sono in ginocchio per la bomba d’acqua che ha rovesciato una impressionante quantità di pioggia torrenziale in pochissime ore: ieri il presidente della Regione Luca Zaia ha dichiarato lo stato di crisi e ha espresso forte preoccupazione per le sorti dell’imminente vendemmia. Oltre 300 interventi di vigili del fuoco e protezione civile, aiuti da tutto il Veneto, migliaia di famiglie in difficoltà per cantine, garage e appartamenti allagati, agricoltura che conta i danni tra piantagioni di meli e vigneti piegati dall’acqua. Proprio ieri mattina Zaia ha firmato lo stato di crisi per Verona e le zone della provincia scaligera colpite dai violenti nubifragi di sabato che hanno creato danni anche a impianti, opere pubbliche e strutture industriali e produttive. «Chiederemo al governo non soltanto la dichiarazione dello stato di emergenza ma anche una attenzione particolare a cittadini e imprese», assicura Zaia. «Ho seguito per tutta la notte – fa sapere il presidente del Veneto - in costante contatto con l’assessore alla Protezione Civile Gianpaolo Bottacin l’organizzazione della macchina dei soccorsi, la mobilitazione e la dislocazione delle squadre dei volontari regionali che hanno risposto come sempre con entusiasmo e professionalità. Le 36 squadre già operanti sui territori sono state ulteriormente rafforzate, mentre anche i vigili del fuoco - che non ringraziamo mai abbastanza - sono operativi con squadre provenienti anche dalle province vicine». Zaia, che ieri era in contatto con il sindaco Federico Sboarina, ha spiegato: «I danni sono ingenti, una bomba d’acqua che ha letteralmente devastato molti comuni veronesi. E oltre ai danni a famiglie e imprese, il nubifragio ha martoriato un distretto produttivo strategico per l’economia del Veneto, proprio nel momento clou della raccolta dell’uva e della successiva vinificazione». Il presidente ha fatte proprie infatti le preoccupazioni dei viticoltori e degli operatori della provincia più agricola del Veneto. «Il Veneto è il primo produttore nazionale di vini con quasi 11 milioni di ettolitri – ricorda Zaia – conta 52 denominazioni d’origine e il prestigio della denominazione coinvolta nella zona del Valpolicella e di Soave è unico nel mondo. Ai danni dovuti all’impraticabilità delle campagne, al diffondersi di malattie fitosanitarie a causa delle continue piogge in presenza di uve mature si aggiungono in queste ore quelli inflitti ai vigneti, flagellati dal maltempo. Faremo la conta alla fine, con attenzione particolare alle ricadute sulla vendemmia in un’area così fortemente vocata, Intanto – preannuncia il presidente del veneto - ho dato mandato al direttore di Avepa, Fabrizio Stella, di far uscire subito sul territorio i funzionari dell’Agenzia per i pagamenti nel settore primario per fornire assistenza a tutte le imprese agricole vittime del maltempo di queste ore». Gli interventi della Protezione civile nel Veronese sono stati oltre 300 tra città, Valpolicella, Valpantena e una decina di comuni dell’Est e dell’Ovest veronese. In alcune fasce del territorio scaligero sono precipitate autentiche ‘bombe d’acqua’ che hanno scaricato fino a 170 millimetri di pioggia in due ore, ingrossando pericolosamente i corsi d’acqua. L’assessore alla Protezione civile del Veneto ha spiegato che sono state impegnate sul posto 41 squadre di volontari di associazioni veronesi, con 164 uomini al lavoro. Da ieri mattina sono attive 31 squadre provenienti dalle province di Verona, Vicenza, Padova e Rovigo, che impegnano 124 volontari. I comuni più colpiti sono: Verona, San Pietro in Cariano. Negrar, Colognola ai Colli, San Martino Buon Albergo, Zevio, Belfiore, Soave, Monteforte d’Alpone, Cazzano di Tramigna Le situazioni di crisi, al momento, sono così sintetizzabili: a Parona, frazione di Verona e nelle zone del confinante Comune di Negrar, nelle aree di Santa Maria e di Arbizzano sono avvenuti notevoli allagamenti dovuti ad un rigurgito dei torrenti Avesa e Negrar (della rete idraulica principale – di competenza) e del Progno di Parona e relativi affluenti (della rete idraulica minore – di competenza del Consorzio di Bonifica Veronese). Gli allagamenti di aree stradali del comune di Negrar e delle aree della frazione Parona di Verona si sono risolti grazie all’intervento dei vigili del fuoco, attorno alle 2 di ieri mattina. Restano i depositi di fango e detriti vari che sono in corso di rimozione a cura dell’Azienda di igiene urbana. Infine, nell’area dei comuni di Cazzano di Tramigna e Soave, il torrente Tramigna, nella parte alta ha risentito di una improvvisa ondata che ha provocato livelli idrometrici preoccupanti (ma non a valle nell’abitato di Soave) e una violenta onda di piena che ha potuto defluire nel torrente Alpone. •

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