<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
TELENOVELA

Bilancio Ca’ del Bue,
30 anni di flop
e milioni sprecati

Anni Novanta, il sopralluogo di una commissione consiliare
Anni Novanta, il sopralluogo di una commissione consiliare
Anni Novanta, il sopralluogo di una commissione consiliare
Anni Novanta, il sopralluogo di una commissione consiliare

Una telenovela eterna. Fra progetti, costruzioni, guerre politiche, e tanti soldi...bruciati. Dieci mandature amministrative, di colore politico diverso, con sei sindaci. Era il 1986 quando l’allora sindaco Gabriele Sboarina incaricava l’Agsm di sviluppare il progetto del termovalorizzatore di Ca’ del Bue, a San Michele Extra, al confine con San Martino Buon Albergo, San Giovanni Lupatoto e Zevio, sempre in prima linea contro l’impianto per l’impatto dei fumi sull’aria. Sono passati 30 anni e il termovalorizzatore - che funzionò solo dal 2003 al 2006, con i vecchi forni a letto fluido - non si farà più, con i forni a griglia che l’azienda spagnola Urbaser, del presidente del Real Madrid Florentino Peres, aveva progettato con un project financing. Urbaser - il progetto dei nuovi forni a griglia è di quattro anni e mezzo fa - aveva previsto un investimento di 130 milioni, per installare i forni nuovi e gestirli per 25 anni. L’impianto è dall’Agsm, che continuerà a farlo funzionare come selezionatore di rifiuti solidi urbani (100mila tonnellate all’anno lavorate, per combustibile da rifiuti, parte organica e scarti) e poi implementerà la linea di compostaggio per produrre biogas e biometano.

Costruire l’impianto costa 250 miliardi di vecchie lire, vale a dire circa 125 milioni di euro. È nel 1990 il raggruppamento d’impresa guidato da Ansaldo (presidente di Agsm Pietro Albertini e direttore Gino Cherubini) ad aggiudicarsi l’appalto, finito dentor il ciclone Tangentopoli. L’impianto è terminato nel 1998. Dopo intoppi ai forni a letto fluido, è riattivato nel 2003 (Amministrazione Zanotto) e va fino al 2006, smaltendo dalle 200 alle 500 tonnellate di rifiuti al giorno. Ma la resa è scadente. Nel 2005 Agsm incassa da Ansaldo quasi 23 milioni per chiudere il contenzioso. Nel 2006 il presidente di Agsm Gian Pietro Leoni, già supermanager di Glaxo, lo fa chiudere. «L’impianto ci fa spendere dal 10 ai 12 milioni l’anno», dichiarò Leoni a L’Arena, «mentre Brescia con il suo termovalorizzatore ne guadagna dai 60 ai 65 all’anno. E la raccolta differenziata in aumento è stata il colpo mortale all’impianto».

Da dieci anni a questa parte si è cercato invano di riattivarlo. «Mai stato contro i termovalorizzatori», dice il presidente di Agsm di oggi Fabio Venturi, «ma le condizioni non ci sono più. Rimarrà da chiarire il destino delle 174mila tonnellate di rifiuti annui che resteranno da smaltire in Veneto. E senza Ca’ del Bue la Regione dovrà destinare i flussi eccedenti fuori Veneto, perché siano trattati in termovalorizzatori della macro-area Nord Italia o in nuove discariche».E.G.

Suggerimenti