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IL CAPOGRUPPO IN CONSIGLIO

Bertucco dice
addio al Pd:
«Non è più casa mia»

Consiglio comunale, i banchi del Pd. In piedi Bertucco, seduto Ugoli
Consiglio comunale, i banchi del Pd. In piedi Bertucco, seduto Ugoli
Consiglio comunale, i banchi del Pd. In piedi Bertucco, seduto Ugoli
Consiglio comunale, i banchi del Pd. In piedi Bertucco, seduto Ugoli

Sulla bacheca di Facebook, il giorno dopo il suo defenestramento da capogruppo del Pd a Palazzo Barbieri, Michele Bertucco ha pubblicato un aforisma di James Freeman Clarke. «Un politico pensa alle prossime elezioni. Uno statista pensa alle prossime generazioni». Frase impegnativa, accolta da un centinaio di «mi piace» in un’ora. «Ringrazio per la solidarietà, assicuro tutti e tutte», promette, «che il mio impegno non verrà a mancare». Il suo posto in Consiglio comunale sarà preso da Luigi Ugoli.

Ormai in disaccordo con i vertici del Pd sulla strategia da seguire da qui alle elezioni amministrative, e in particolare sulla possibilità di allearsi con Favio Tosi ad un eventuale secondo turno, la corda si era spezzata dopo che aveva indetto una conferenza stampa per ufficializzare la sua scelta per il No al referendum costituzionale lo stesso giorno in cui Renzi, premier e segretario del Pd, era in visita a Verona.

E fra l’ex capogruppo e il Pd il divorzio è ormai consumato. Il suo commiato non lascia dubbi: «È motivo di amarezza constatare che questo Pd non è, o non vuol più essere, il luogo aperto in cui un qualunque cittadino civicamente impegnato, com’ero anch’io prima che mi venisse chiesto di candidarmi a sindaco, possa seriamente lavorare alla costruzione di una idea condivisa di città senza sentirsi dire che deve farsi piccolo e rinnegare il proprio operato in nome di recondite esigenze di “linea politica”».

Bertucco contesta tutti gli addebiti. Innazitutto, dice, perché «l’assenza di un programma e di un candidato sindaco rende prematura ogni decisione sulle alleanze da stringere ad un eventuale ballottaggio». Ma, soprattutto, sottolinea «la necessità di essere chiari e conseguenti rispetto al giudizio sull’operato dell’amministrazione Tosi, per cui va esclusa ogni possibilità di alleanza o accordo, non per contrapposizione ideologica ma in considerazione dei danni concreti che ha provocato alla città». A tale proposito il consigliere elenca le sue battaglie, da quella contro «la gestione “clientelare” delle aziende partecipate» a quella contro «una gestione del territorio che non ha mai conosciuto una vera discontinuità da come era stata impostata dall’allora assessore Giacino». La conclusione è caustica: «Il fatto di aver ottenuto più ascolto in Procura che dalla Giunta comunale, come dimostra il caso dell’ex vicesindaco Giacino condannato a seguito di un mio esposto, la dice lunga sulla permeabilità al dialogo di questa amministrazione». Infine, Bertucco riconferma «la disponibilità a collaborare lealmente con quanti condividono l’obiettivo di costruire una città migliore».

CIVATI. Ironizza sulla vicenda Pippo Civati, segretario nazionale di Possibile: «A Verona l’ex candidato del centrosinistra Bertucco vota no e il candidato che fu della destra Tosi vota sì. Bertucco è con noi mentre Tosi è abbracciato a Renzi, sotto il balcone di Giulietta». Oggi, intanto, al Liston 12 di piazza Bra, dalle 16 alle 18 lo stesso Civati, Elly Schlein, europarlamentare di Possibile, e Andrea Pertici, ordinario di diritto costituzionale a Pisa, illustreranno «le ragioni di un No convinto al referendum costituzionale».

«In città», continua Civati, «le posizioni sul referendum sono delineate: Tosi e il Pd chiedono di votare sì, ma l’ex capogruppo del Pd non ci sta e voterà no. Meno chiaro è probabilmente ai veronesi per cosa andranno a votare il 4 dicembre».

ARCI. Esprime «solidarietà e vicinanza al consigliere Michele Bertucco» anche L’Arci di Verona «per l’onestà intellettuale, la coerenza e la competenza dimostrate nel suo agire all’interno delle istituzioni cittadine».

Enrico Santi

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