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Barriere promosse dai turisti
Ma i veronesi sono perplessi

Automezzi della polizia municipale e dell’esercito pattugliano piazza Bra prima dell’opera FOTO MARCHIORI
Automezzi della polizia municipale e dell’esercito pattugliano piazza Bra prima dell’opera FOTO MARCHIORI
Automezzi della polizia municipale e dell’esercito pattugliano piazza Bra prima dell’opera FOTO MARCHIORI
Automezzi della polizia municipale e dell’esercito pattugliano piazza Bra prima dell’opera FOTO MARCHIORI

Una signora tedesca si fa fotografare dal marito seduta su una delle barriere di cemento della Bra, con la porta medievale sullo sfondo. «Forse a Berlino potevano servire, ma a queste cose ci si pensa sempre quando è tardi», sospira. Poco lontano, un francese di mezza età aspetta la famiglia nel punto in cui si ferma il trenino turistico: «I feel safe», si sente al sicuro, taglia corto quando gli si chiede che ne pensa dei new jersey anti-tir.

«Non sono belli da vedere, ma ci vogliono. A passeggiare mi sento più tranquillo. Sa, coi bambini...», dice in un buon italiano Ignacy, dalla Polonia, tenendo per mano i suoi gemelli di quattro anni.

Venerdì pomeriggio sono ricomparse le barriere per impedire l’accesso di qualsiasi veicolo in piazza Bra, com’era già successo a dicembre dopo i fatti di Berlino. Il provvedimento temporaneo serve a proteggere i passanti da quello che ormai è diventato il modus operandi dei terroristi, falciare la folla con i camion cercando di travolgere e uccidere più persone possibili.

Una strategia a basso costo e imprevedibile che negli ultimi due anni ha seminato il panico nelle città di mezza Europa, Barcellona per ultima, lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue. E di fronte a cui l’unica precauzione possibile è blindare le zone a rischio, quelle dei centri storici abitualmente più frequentate e in questi giorni addirittura gremite. È ciò che sta succedendo un po’ dappertutto, nelle principale città italiane, e Verona non fa eccezione. I più contenti di questa misura straordinaria sono i turisti, soprattutto quelli internazionali che si sentono bersaglio di una guerra delocalizzata che ultimamente ha coinvolto parecchi viaggiatori.

Di contro, i meno convinti della sua efficacia sono i veronesi, in primis i residenti e commercianti del centro al cui occhio critico non sono sfuggiti alcuni dettagli.

«Le barriere? Potrebbero essere un deterrente, se fossero sistemate un po’ meglio» commenta Silvia Rossini della tabaccheria al civico 26 di piazza Bra. «Invece hanno lasciato un varco proprio di fronte alla carreggiata su cui viaggiano le auto provenienti da corso Porta Nuova. Un camioncino come quello di Barcellona ci passa senza problemi, e se arriva a forte velocità niente lo ferma».

Un altro varco si trova a ridosso di Palazzo Barbieri, ed entrambi servono per il passaggio dei mezzi di soccorso e delle forze dell’ordine. Invece durante il periodo natalizio i dissuasori erano stati collocati anche su parte di corso Porta Nuova, per creare una sorta di gimkana e rallentare la corsa dei veicoli senza impedire vie di fuga.

«Era molto meglio. E ora all’angolo con via Roma hanno posizionato solo un paio di transenne. Qualsiasi veicolo che arriva dal corso non ci mette niente a piombare sui plateatici dove ogni giorno si siedono centinaia di persone» fa eco Luca Gobbi, direttore di uno dei ristoranti del Liston.

Opinione condivisa da altri suoi colleghi: «È solo un palliativo di fine stagione. I new jersey andavano installati a maggio», dicono in tanti. «Comunque non possono tenere fuori tutto. Una strage la si fa anche con la macchina», aggiunge Valentina, 35 anni, che spinge un passeggino.

Più che la barriera di cemento, potè il presidio dell’esercito: «Ci sentiamo molto più sicure nel sapere che la zona è sorvegliata dai militari» sottolineano due ragazzine indicando la squadra antiterrorismo munita di fucili di precisione.

«Non sono i new jersey a farmi stare tranquillo». Lucio Fasol, pensionato, sorride dalla panchina dov’è seduto a leggere il giornale. «Bene invece che la zona sia più sorvegliata. Stamattina (ieri per chi legge) ho visto più polizia del solito, e io vengo qua tutti i giorni».

Laura Perina

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