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Bambini vaccinati e non Ma che casìn combìneli?

Me se indrìssa i cavéi - scrive la Olga - a sentire come questo governo di malmaùri butti in vacca il problema delle vaccinazioni dei bambini dei nidi e delle scuole materne. Me se intòrcola le buèle a leggere che la ministra della Sanità, Grillo, che pure è medico, obbedisca agli ordini dell’impresa di maldestre demolizioni che è il suo partito piuttosto che all’etica professionale. Ignorando che una circolare del piffero non cancella la legge sull’obbligatorietà dei vaccini della precedente ministra Lorenzin, la Grillo ha disposto che per il nuovo anno scolastico basta che i genitori presentino un tòco de carta su cui certificano che i fioléti hanno fatto le regolari punturine. «Obbligo flessibile», lo chiama, prendendoci per i fondelli. In un Paese de busiàri, de imbroióni, de evasori e de sfrosadori l’«obbligo flessibile» l’è proprio quel che ghe vól. I presidi hanno risposto alla ministra mandandola flessibilmente a cagàr sulle suche: apriranno la porta delle classi solo ai bambini vaccinati. Ma che casìn saltarà fora? Immagino le riunioni dei consigli dei ministri di questo governo. «Cosa incasiniamo oggi?» chiede, non il premier che non conta niente, ma uno dei ministrini o ministrine saltafossi che sono lì per disgrazia (nostra) ricevuta. E uno dei ministrini el tira fora dalla scarsèla el bussolòto e el tira i dadi: «Ancó tóca a ...». El Cilo, lo scemo del bareto, detto Fosforo, dopo aver sentito che il governo ha prospettato l’ipotesi di differenziare le classi dividendo i bambini vaccinati da quelli non vaccinati, si è chiesto se, di conseguenza, verranno abolite le ricreazioni, cioè i momenti comuni in cui i fioléti inevitabilmente si mescoleranno, se ci saranno dei cesseti dedicati agli uni e agli altri, se entreranno a scuola e vi usciranno attraverso porte diverse e situate sui lati opposti degli edifici, se vi saranno mense distinte, se l’eventuale scambio di merendine verrà punito col taglio delle manine. A òlte me vien el dubio che ’sti governanti i sia nel giusto, che ancó le robe le deva andàr in ’sto modo qua e che a no avèrghe più el comprendonio sémo mi e el me Gino, du vèci imbalonà che i va indrìo cul invese de andar avanti. Ma poi sento tanta gente che dice: «Ma sti qua iè fora de sarvèl, i schèrsa su la salute dei fioléti». Bè, alora me digo, se son imbalonà son in bona compagnia. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvino Gonzato

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