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Autismo, Verona punta al ruolo di capitale nazionale delle cure

Da sinistra Giacomo Marino, Nicola Sartor, Francesco Cobello e Paolo Bedoni FOTO MARCHIORI
Da sinistra Giacomo Marino, Nicola Sartor, Francesco Cobello e Paolo Bedoni FOTO MARCHIORI
Da sinistra Giacomo Marino, Nicola Sartor, Francesco Cobello e Paolo Bedoni FOTO MARCHIORI
Da sinistra Giacomo Marino, Nicola Sartor, Francesco Cobello e Paolo Bedoni FOTO MARCHIORI

Luca Fiorin Verona diventa riferimento regionale per l’autismo, con la prospettiva di assumere in tempi brevi lo stesso ruolo a livello nazionale. Sta in questa sintesi, seppur non esaustiva, la novità che è stata illustrata ieri nella sede direzionale dell’Azienda ospedaliera, a Borgo Trento, parlando delle risposte attuali e quelle future ai problemi legati all’autismo. Risposte che già ora riguardano non solo Verona ma l’intero Veneto. Il tema è l’istituzione, senza fondi pubblici speciali e grazie a contributi privati, del Centro di riferimento regionale per l’autismo, per quanto riguarda diagnosi, ricerca, formazione e assistenza nell’età dello sviluppo. Un centro la cui importanza era testimoniata da nomi e ruoli dei presenti. Dall’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto e il direttore dell’Azienda Francesco Cobello, al rettore dell’università Nicola Sartor, al presidente di Fondazione Cattolica Paolo Bedoni sino al direttore di Fondazione Cariverona Giacomo Marino. Inoltre docenti e primari e rappresentanti delle associazioni di familiari che si occupano di autismo dell’intera regione. L’origine di ogni intervento è la delibera votata dalla Giunta regionale il 29 dicembre con la quale sono stati istituiti due centri che avranno il compito di coordinare le azioni riguardanti i soggetti autistici e le loro famiglie. «A Verona, nell’unità complessa di Neuropsichiatria, ci si occuperà della fase di ricerca e cura dei più piccoli mentre a Treviso, all’Ulss 2, si lavorerà per quanto riguarda l’assistenza all’età adulta e la riabilitazione», ha spiegato Coletto. Precisando che questo lavoro verrà svolto in stretta coordinazione fra queste due realtà, a capo di una rete formata dalle strutture e le equipes specialistiche. «Finora chi è affetto da autismo è stato soggetto a uno stigma generale, con questa innovazione vogliamo far sì che queste persone possano affrontare un percorso di cura tale da poter essere inseriti a pieno titolo nella società», ha aggiunto Coletto. Secondo il quale già ora il 50% dei pazienti riesce ad avere miglioramenti importanti e la prospettiva è migliorare notevolmente tale percentuale. Il ridisegno dei servizi si poggia anche sulla figura del neuropsichiatra veronese Leonardo Zoccante. Il quale spiega che l’azienda veronese già sta portando avanti un progetto con l’Istituto superiore di sanità volto a verificare la presenza di sintomi di autismo già nel primo anno di vita - «la precocità della diagnosi è fondamentale per portare avanti terapie efficaci», ha sottolineato Sartor –, sta avviando l’utilizzo di attrezzature avanzate e realizzando attività di formazione su vari aspetti dell’autismo. «Fare ricerca sui disturbi dello spettro autistico significa anche acquisire metodi di intervento per quanto riguarda problemi legati all’adeguatezza sociale che sono fonte anche di altre patologie», ha detto Zoccante. «Ora si tratta di lavorare per far sì che la nuova struttura divenga una realtà di eccellenza in grado di essere presa ad esempio in tutta Italia», ha concluso. Insomma, quella che si sta realizzando è una rivoluzione dei servizi, nella quale, come rimarcato anche dalla direttrice sanitaria Chiara Bovo, l’Azienda ospedaliera veronese costituirà un fulcro. Questa evoluzione non sarà sostenuta con fondi specifici regionali, come avviene da anni per tutti i centri regionali, ma, oltre che con i bilanci dell’azienda, sarà avviata grazie anche all’intervento di Cattolica e Fondazione. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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