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Chievo, tra canonica e kebab

Arriva in scooter
e lancia la molotov
«Una palla di fuoco»

Il kebab a Chievo (Dienne)
Il kebab a Chievo (Dienne)
Il kebab a Chievo (Dienne)
Il kebab a Chievo (Dienne)

Una palla di fuoco sfiora il kebab e attraversa un tratto della piazza e si ferma davanti alla canonica. Il giallo è andato in scena l’altra sera intorno a mezzanotte in piazza Chievo tra lo stupore la paura di alcune persone che erano in zona. Un giallo che ieri aveva ancora i contorni poco chiari e che, comunque, getta un’ombra inquietante sulla frazione della Diga.

Tutto è iniziato con l’arrivo di un giovane in sella a uno scooter all’incrocio tra via Aeroporto Berardi e piazza Chievo, proprio di fronte alla farmacia del quartiere.

Dopo essersi fermato ha armeggiato per qualche secondo, lo sconosciuto ha lanciato una sorta di rudimentale molotov che è passata davanti agli edifici che si affacciano sulla piazza e si è fermata una decina di metri più avanti.

In quel tratto di piazza Chievo ci sono alcuni negozi, la scuola e uno degli ingressi della chiesa. A quell’ora l’unico esercizio aperto era il kebab. All’interno c’erano i gestori mentre un uomo era seduto sul gradino del negozio. «Abbiamo visto la bomba passarci davanti, poi abbiamo notato il giovane allontanarsi sullo scooter», racconta uno dei testimoni.

«Nessuno si è fatto male. Solo l’uomo che era sull’ingresso del kebab si è bruciato qualche pelo della gamba, ma non si è ustionato». Qualcuno azzarda che l’attentatore fosse accompagnato da un complice, ma questo dato non ci sono conferme.

«Non c’è stata esplosione», prosegue il testimone. «Solo la fiammata che ha lasciato tracce anche sul porfido».

Dopo il lancio, a Chievo sono arrivate quattro volanti della questura. Gli agenti hanno subito accertato che l’ordigno fosse inerte poi lo hanno posto sotto sequestro per essere analizzato dagli specialisti.

Per il momento nessuno, dagli uffici di lungadige Galtarossa, si sbilancia. L’unica certezza che trapela da fonti investigative è che si tratta di un ordigno molto rudimentale, fatto in casa con materiale di cui si sta ancora accertando la provenienza. Non è stata usata, infatti, una bottiglia, ma una palla di tessuto imbevuta di benzina o altro liquido infiammabile.

Ma quello che più conta è accertare, ora, la matrice del gesto. Gli investigatori, al momento, non escludono nessuna ipotesi, dalla bravata, alla minaccia anche se resta da accertare chi è il destinatario. Anche al kebab non hanno idea di chi possa essere l’autore: «È impossibile anche riconoscerlo: era buio e aveva il casco sulla testa». All’indagine partecipano anche gli investigatori della Digos.

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