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Arena, un bis di successo
Ma parte la cura d’urto

La stagione lirica in Arena è partita con il piede giusto: spalti gremiti sia per Carmen che per Aida, le due opere di apertura che hanno richiamato grande pubblico
La stagione lirica in Arena è partita con il piede giusto: spalti gremiti sia per Carmen che per Aida, le due opere di apertura che hanno richiamato grande pubblico
La stagione lirica in Arena è partita con il piede giusto: spalti gremiti sia per Carmen che per Aida, le due opere di apertura che hanno richiamato grande pubblico
La stagione lirica in Arena è partita con il piede giusto: spalti gremiti sia per Carmen che per Aida, le due opere di apertura che hanno richiamato grande pubblico

Gioie e dolori. Gioie: il botto numero due è Aida, di Giuseppe Verdi. Tutto esaurito, ieri. Come nella «prima» di successo di venerdì, con Carmen, di Bizet, con tredicimila spettatori. Dolori: il debito di 24 milioni. Da ripianare. La cura - taglio di quattro milioni di costo del personale, anche attraverso due mesi in meno di lavoro, in autunno; taglio del corpo di ballo e altre misure di contenimento delle spese dal 2016 al 2018 - sta per partire. Il commissario Carlo Fuortes - che ora vuole rilancio e nuove produzioni - attende però il via libera dal ministero dei Beni culturali al suo piano di risanamento per accedere ai contributi della Legge Bray. Questione di giorni.

Il pensiero, dopo le prime due delle 46 recite di opera lirica del 94° Festival in Arena - la prossima sarà giovedì, ancora Aida - non può che andare al futuro della Fondazione Arena. Alle scelte che, esaurito il commissariamento, dovrà compiere il futuro Consiglio di indirizzo e il sovrintendente che esso nominerà.

Ma che cosa si prospetta, nell’immediato? Sul fronte sindacale, dopo un duro braccio di ferro sull’accordo sul personale nell’ambito del piano-Fuortes, non si molla di un millimetro. Ma prima di tutto, dopo tante polemiche e in piena trattativa, che effetto fa vedere l’Arena piena per musica e bel canto, cioè il cuore di tutto? Paolo Seghi, segretario della Cgil Spettacolo, spiega: «Ho assistito all’opera negli arcovoli ed è stato commovente vedere la passione e la professionalità degli artisti, dei tecnici, di tutti i lavoratori, nel loro mondo. Questa passione non deve far passare in secondo piano la preoccupazione per il futuro della Fondazione».

I sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fials hanno aperto un fronte con la Regione e con il ministro Dario Franceschini per salvare il corpo di ballo. Fra l’altro, con una lettera aperta, chiedono che il «sacrificio dei lavoratori, per essere utile al risanamento e al rilancio della Fondazione, sia supportato da azioni eque e trasparenti da parte della direzione». Ivano Zampolli (Uil): «Chiediamo al commissario Fuortes si negoziare. Non possiamo trattare sul contratto integrativo sotto minaccia. E la città poi dovrà muoversi, per individuare il nuovo Consiglio di indirizzo della Fondazione». Lo stesso Fuortes, peraltro, ha detto che «i veronesi fanno fatica a capire il valore del loro festival, che fa conoscere Verona nel mondo».

Ma la città dove va? Il sindaco Flavio Tosi dice: «Fuortes ha già posto le basi per una gestione di tipo privatistico della Fondazione, improntata a una maggiore efficienza. Bisogna proseguire in questa direzione». Giuseppe Manni, l’imprenditore che con gli avvocati Lambertini e Giovanni Maccagnani ha presentato una piano per una società Arena Lirica spa per gestire il solo festival estivo, rilancia: «Abbiamo commissionato all’Università uno studio per capire come valorizzare il marchio Arena e come mai, nonostante l’aumento di turisti in città, gli spettatori in Arena siano in calo. Comunque il piano di Fuortes, che ha ridotto di due mesi il lavoro, è quasi in linea con la nostra proposta». Obiettivi? «Rinnovare l’opera, con scenografie multimediali. E poi si devono cercare sponsor, non solo pubblici».

Enrico Giardini

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