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Arena, su gestione
e sovrintendente
è sfida a Sboarina

Riportare alla normalità la Fondazione lirica Arena, come ha detto il sindaco Sboarina dopo l’incontro con il ministro dei Beni culturali Franceschini e l’avvio del percorso per chiudere il commissariamento? Michele Bertucco, capogruppo di Verona e Sinistra in Comune, sfida l’Amministrazione anzitutto su costi e management. «Vedremo se sarà la normalità del tirare a campare e del sistemare gli amici nei posti di vertice, o la normalità di una città che crede nel valore aggiunto della lirica e la promuove e la sostiene».

E poi: «Saprà il sindaco resistere alle pressioni dei vari Tosi, Casali e Valdegamberi che non vogliono la conferma di Polo a sovrintendente? Temiamo che a fronte dei diktat dei capibastone il sindaco dimenticherà in un lampo ciò che il commissario Fuortes, con la fiducia e il sacrificio dei lavoratori, ha fatto per risollevare le sorti della Fondazione Arena dopo che Tosi e Girondini l’avevano affossata ed erano pronti a portare i libri contabili in tribunale».

Quindi, «se ci sarà un nuovo sovrintendente», conclude Bertucco, «questi dovrà essere selezionato con bando pubblico. Se il Comune ha intenzione di sostenere la Fondazione, deve stanziare in suo favore più fondi; fare chiarezza sul sistema dell’extralirica e sfoltire e rendere produttivo l’attuale management della Fondazione».

E Flavio Tosi, capogruppo della Lista Tosi, prende atto «dell’ottimismo del sindaco Sboarina circa la fine delle criticità per la Fondazione Arena. Rimaniamo in attesa dell’audizione sua, del sovrintendente Polo e magari dell’ambasciatore di tutte le russie, ovvero il vicesindaco», riferito a Lorenzo Fontana, eurodeputato e vicesindaco, della Lega, «dove potremo capire come, pur sapendo l’errore macroscopico che stava compiendo il sovrintendente, abbiano lasciato che facessimo una pessima figura internazionale, facendo fallire la trasferta con Aida a San Pietroburgo. E speriamo che il futuro (attuale?) sovrintendente prenda in mano per tempo la questione dei due mesi all’anno di taglio salariale per i dipendenti, perché tale misura cesserà alla fine del 2018 e vale oltre tre milioni l’anno».

Enrico Giardini

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