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PERSONAGGIO.

Architetto, a 85 anni prende un'altra laurea

Casimiro Boselli si è iscritto a Scienze dell'educazione. «Mia moglie mi ha lasciato nel 2008, ho colmato il vuoto immenso con lo studio»
Casimiro Boselli, 85 anni
Casimiro Boselli, 85 anni
Casimiro Boselli, 85 anni
Casimiro Boselli, 85 anni

Le lacrime non mancheranno. Chissà se i suoi compagni di corso gli organizzeranno anche qualche goliardata, come si usa quando si ottiene la sudata laurea. Certo gli altri laureandi, oggi, all'Ateneo scaligero, sono molto più giovani di lui, ma la soddisfazione di Casimiro Boselli detto Miro, 85 anni, laureato per la seconda volta nella sua vita, sarà forse un po' maggiore.
Nato a Crema nel 1929, ha fatto l'architetto per tutta la prima parte della sua vita. Vita trascorsa per 55 anni accanto al suo grande amore, la veronese Liliana. «Mi sono innamorato di lei e della città. Verona è stupenda. Abbiamo vissuto a Crema, ma usavamo la casa dei suoi genitori, vicino alla stazione di Porta Nuova come base per le nostre scorribande». Poi, nel 2008, la morte di Liliana. Dopo una vita insieme, è forte il senso di mancanza. Che Casimiro in qualche modo è riuscito a colmare con lo studio, iscrivendosi alla facoltà di Scienze dell'Educazione, all'università di Verona. «Già mi era successo, da giovane, quando a 15 anni ho perso i genitori sotto i bombardamenti. Allora dovevo lavorare per mantenermi e mi sono iscritto alle scuole serali».
Da quegli studi notturni, Casimiro è riuscito ad arrivare alla laurea in Architettura. Con Liliana ha costruito una solida famiglia, con tre figli, Flavio, Renata e Umberto. Una volta raggiunta la pensione, Casimiro ha deciso di impegnarsi nel volontariato. «In realtà è stato un caso», ricorda, «dieci anni fa ho incontrato l'allora direttore del carcere di Montorio e mi ha proposto di colorare, insieme ai detenuti, i muri del carcere con murales». Un'esperienza che gli ha regalato molto e che può essere collegata alla scelta di iscriversi alla facoltà di Scienze dell'educazione. «Stavo navigando su internet», dice Casimiro, « e alla fine mi sono ritrovato iscritto all'università. Potremmo chiamarlo destino».
Da qui l'inizio di un nuovo capitolo della sua intensa vita. «Ho frequentato le lezioni, facendo avanti e indietro da Crema, ho conosciuto ragazzi bravissimi. È stato molto bello, ho imparato tanto dagli insegnanti e dai miei giovani compagni di corso». Fermandosi anche in facoltà, dove è conosciutissimo, per frequentare gruppi di studio, come un vero studente. Ed esame dopo esame, è arrivato anche il giorno della discussione e della laurea. A cui lo accompagneranno, con orgoglio, i figli. «Non ci sarà invece mio nipote Lorenzo, che è all'estero», dice Casimiro, «lui è iscritto al primo anno di Lingue. Siamo andati all'università insieme, lui iniziava e io finivo. Sono un uomo fortunato», ammette Casimiro, «ho avuto una vita intensa. Ho cercato sempre di concentrarmi sulle cose belle».
E la storia della sua vita è stata anche l'oggetto della tesi di laurea. «Ricordo benissimo la prima volta che l'ho visto a lezione», racconta Mario Gecchele, docente di Storia della Pedagogia e relatore della tesi di Boselli. «Il mio è stato il primo esame che ha dato e mi ha colpito così tanto la sua storia che gli ho proposto di laurearsi con me». Titolo della tesi: «Pane, amore e cultura. Il senso della vita». Una sorta di autobiografia, che Casimiro ha scritto negli anni di università. «Gli ho detto che poteva fare con calma, di certo non ha il problema di cosa fare da grande», sorride Gecchele, «eppure ha messo nei suoi studi tanta passione e impegno. Forse avendo una formazione scientifica sentiva il bisogno di completare la sua istruzione con temi umanistici. Mi ha rivelato», prosegue il docente, «che proseguendo con la stesura della tesi allenava anche la memoria. Del resto lo diceva già Cicerone e lo confermano gli scienziati che gli studi allenano la mente e aiutano a tenere il cervello giovane. Quando mi ha consegnato la tesi era commosso e ci siamo abbracciati»,
«Il pane è il lavoro, l'amore è la famiglia e la cultura è l'arricchimento che serve alla vita», conclude Casimiro. E poi la voce si rompe nella commozione, pensando a questo nuovo traguardo conquistato.

Elisa Innocenti

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