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Antonov: pignorati 3,7 milioni al ministero

Soccorritori tra i resti dell’Antonov della Banat Air: 49 le vittime13 dicembre 1995: l’Antonov subito dopo il decollo da Villafranca si schianta e brucia spezzato in dueLa lapide che ricorda le tredici vittime rumene, sul luogo del disastro
Soccorritori tra i resti dell’Antonov della Banat Air: 49 le vittime13 dicembre 1995: l’Antonov subito dopo il decollo da Villafranca si schianta e brucia spezzato in dueLa lapide che ricorda le tredici vittime rumene, sul luogo del disastro
Soccorritori tra i resti dell’Antonov della Banat Air: 49 le vittime13 dicembre 1995: l’Antonov subito dopo il decollo da Villafranca si schianta e brucia spezzato in dueLa lapide che ricorda le tredici vittime rumene, sul luogo del disastro
Soccorritori tra i resti dell’Antonov della Banat Air: 49 le vittime13 dicembre 1995: l’Antonov subito dopo il decollo da Villafranca si schianta e brucia spezzato in dueLa lapide che ricorda le tredici vittime rumene, sul luogo del disastro

Antonov, lutti e ristoro ai parenti delle 13 vittime romene: i crediti per 3 milioni e 700mila euro del Ministero dei Trasporti, un pagatore non solerte nonostante le condanne a risarcire, da due settimane sono stati pignorati in Banca d’Italia.

Dal disastro sono trascorsi quasi 21 anni, 15 invece dalla sentenza della Corte d’Appello che nel 2001 stabiliva le responsabilità penali e di conseguenza i soggetti obbligati in solido al risarcimento ai parenti delle vittime e al pagamento delle spese legali, sentenza poi diventata definitiva nel 2003. E anche la Cassazione individuò il Ministero delle Infrastrutture quale corresponsabile civile insieme al Catullo.

Nell’ottobre 2010 la sentenza del tribunale civile di Venezia lo confermò, obbligando quindi il Ministero a pagare. Dal 28 giugno 3 milioni e 713.962 euro sono accantonati in Banca d’Italia: denaro pignorato sulla base dell’atto depositato dal legale che assiste i parenti dei passeggeri romeni. Tecnicamente si tratta di un atto di pignoramento presso terzi promosso contro il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che l’avvocato Egidio Verzini (che segue la causa affiancato dalle colleghe Erica Leorato e Silvia Tassello) ha depositato in altri cinque istituti bancari nei confronti dei quali il Ministero risulta essere creditore. Così oltre che in banca d’Italia l’atto è stato trasmesso a Intesa San Paolo spa, a Unicredit, a Banca Nazionale del Lavoro e a Banca Monte dei Paschi di Siena.

Contestualmente alla richiesta di «congelare» i beni, i legali hanno citato il Ministero davanti al tribunale di Roma. Ma in attesa dell’udienza il denaro resta bloccato.

Invero il debito dello Stato nei confronti dei parenti delle vittime straniere di quel disastro ammonta a 2.475.974 euro ma, rispondendo al legale, il tesoriere centrale dello Stato da atto non solo dell’esistenza delle somme ma anche che l’accantonamento è superiore: all’importo richiesto si aggiunge la maggiorazione del 50% ai sensi di legge, «a valere sulle disponibilità del conto intestato al Ministero - Regione Lazio».

«Il cittadino è, correttamente, chiamato a rispettare le istituzioni ma non è giusto che le subisca», esordisce l’avvocato Verzini. Per lui questa causa è diventata una questione di principio: «È una regola che dovrebbe valere per tutti, e non solo per chi ha potere e mezzi per difendersi, solo che spesso chi ci amministra lo ”dimentica”».

Sedici anni di battaglie legali, di tentativi di pignoramento, di richieste e ingiunzioni. E il Ministero, condannato in solido, non ha mai saldato spontaneamente. Ed era obbligato a farlo.

«Già, lo Stato esige il rispetto delle norme, talvolta umiliando i cittadini, ma purtroppo questa vicenda dimostra che è proprio lo Stato a non rispettare le sue leggi», prosegue. «Le spese e i costi nel frattempo sono lievitati, si trattava di risarcimenti a famiglie che quella notte di dicembre del 1995 persero il punto di riferimento non solo affettivo ma soprattutto economico. Beh i costi del ritardo gravano su tutti noi, e comunque il nostro studio legale ha affrontato integralmente le spese senza chiedere anticipi di sorta ai parenti delle vittime». A vedove e orfani, qualcuno dei quali era così piccolo all’epoca da non poter ricordare. E che sono diventati uomini e donne con un’aspettativa di vita rallentata da anni di ritardi.

Fabiana Marcolini

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