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Antenne sulle Torricelle Il gip annulla il sequestro

L’area della Torricella Massimiliana è stata dissequestrata
L’area della Torricella Massimiliana è stata dissequestrata
L’area della Torricella Massimiliana è stata dissequestrata
L’area della Torricella Massimiliana è stata dissequestrata

«Non risulta che un qualche responsabile di emittente radiofonica o televisiva abbia mai ”invaso” l’area demaniale della quale si discute accedendovi quanto meno arbitrariamente». È uno dei passaggi su cui si fonda la decisione del gip Livia Magri che non ha convalidato il sequestro preventivo della II Torricella Massimiliana disposto in via d’urgenza dal pm Gennaro Ottaviano, e ieri ha ordinato il dissequestro dell’area. Emittenti «oscurate» nel giorno di Santa Lucia perchè, stando all’assunto della Procura, «abusivamente occupavano e occupano terreni ed edifici appartenenti al Demanio senza corrispondere qualsivoglia somma a titolo di indennità». Questa la ragione del sequestro d’urgenza, ma per il gip «si dispone di elementi che portano a ritenere che già a partire dagli anni ’80 fosse stato consentito a una pluralità di emittenti di installare gli impianti nell’area demaniale». Facendo riferimento alla memoria dell’avvocato Luciano Guerrini (che tutela Editrice TNV e il Consorzio Reti Nord Est) il gip sottolinea l’esistenza di un accordo siglato, all’epoca, tra i rappresentanti delle testate e i dirigenti dell’Unione nazionale antigrandine che mise a loro disposizione le chiavi del cancello di accesso. «L’Unione», scrive il gip, «aveva acconsentito alle 18 testate di permanere all’interno dell’area dietro pagamento dei canoni». Da qui «non è possibile affermare che sia stata commessa condotta qualificabile come invasione». E i responsabili avevano il consenso dell’ente. Ma il magistrato considera anche che «il fatto che le emittenti abbiano portato avanti l’occupazione (evidentemente cessando di corrispondere canoni) senza che il Demanio o altro ente abbia mai richiesto il rilascio del fondo, non assume alcuna rilevanza sotto il profilo penalistico». E sottolinea che l’occupazione abusiva «protrattasi dopo un originario accesso consentito non assume rilevanza ex art. 633 cp». Il magistrato poi considera la condotta richiamando una decisione della Suprema Corte in base alla quale «il reato di invasione si consuma nel momento in cui l’occupazione ha inizio e quindi è un reato istantaneo». Da qui «eventuali reati sono da considerarsi prescritti». La dottoressa Magri ritiene anche la sussistenza di un difetto di procedibilità: la precedente indagine venne archiviata e in questo caso si è «in assenza di un decreto di autorizzazione alla riapertura delle indagini che non risulta essere stato chiesto dal pm». Quindi riassume i passaggi precedenti al sequestro: il 25 novembre 2016 dopo una nota del Demanio, in seguito alla denuncia del ministero delle Finanze, «la Procura apriva procedimenti del 2000 già archiviati aventi identico oggetto. Quindi sono quanto meno tre i decreti di archiviazione che rappresentano un ostacolo alla procedibilità in questa sede». Per il gip «non ricorrevano i presupposti di urgenza tali da giustificare l’intervento del pm che in una situazione consolidata da quasi 40 anni e dopo circa un anno di ”trattative” ben avrebbe potuto attendere il provvedimento del giudice». L’area torna al Demanio ma per la Procura è necessario l’accordo tra l’ente e le emittenti per riaccendere le forniture. Non è escluso che il pm Ottaviano proponga appello in Cassazione avverso l’ordinanza. Da giorni le emittenti trasmettono, da ieri l’area è dissequestrata e il Mise ha dato la disponibilità a sovrintendere agli accordi. Si attende il tavolo. • F.M.

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