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Amia e Albania, mancano 400mila euro

L’incontro si annuncia incandescente. L’appuntamento è per oggi alle 14 in commissione consiliare, la settima presieduta da Alberto Bozza per il controllo sugli enti. Titolo: Agsm Holding Albania ed Ecotirana. Vale a dire il rendiconto di quanto sta facendo la società generata nel marzo 2016, voluta da Agsm, nelle province albanesi.

Il clima politico si annuncia incandescente. Perché? Perché il 13 giugno scorso, come da verbale, è emerso durante il consiglio di Amia, che nel bilancio 2016 mancano 400 mila euro a causa proprio degli impegni in Albania. In quella sede infatti il direttore generale di Amia, Maurizio Alfeo, prende la parola per rilevare che «il risultato positivo di esercizio della gestione caratteristica è stato ottenuto malgrado Amia non abbia potuto rifatturare gli elevati costi sostenuti per lo start up della nuova società partecipata che si occupa del servizio di igiene urbana nella città di Tirana in Albania».

E a quanto ammontano questi «elevati costi»? A ben 400 mila euro, che Amia ha dovuto scontare dal bilancio con molti mal di pancia. Alfeo infatti ricorda in quella riunione che «la spesa era stata autorizzata a patto che venissero contrattualizzati i costi che sarebbero stati a carico della Holding Albania spa secondo regole di ripartizione da stabilire in un apposito regolamento».

Ma di queste regole, nessuna traccia: «Tale regolamento, che avrebbe dovuto essere redatto dalla capogruppo non è mai pervenuto alla nostra attenzione nonostante vari solleciti», dice Alfeo.

E quindi i costi sono finiti ad appesantire il bilancio di Amia. «Tali costi, ammontanti a circa 400 mila euro», si legge nel verbale, «hanno portato ad una riduzione dell’utile di esercizio netto. Pertanto il risultato dell’esercizio 2016, se fosse stato comprensivo di tale quota, avrebbe messo in evidenza come nonostante gli imprevisti accorsi durante l’anno, l’azienda abbia lavorato bene e con assoluta diligenza». L’utile di esercizio si è così fermato a 124.853 euro. Secondo il consigliere Bertucco «La delibera di Amia conferma che non c’era un piano industriale ma le iniziative all’estero nate solo per iniziativa dell’allora direttore generale di Agsm e del presidente e che Amia le abbia quindi subite».

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