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Alpini, 60 sindaci lanciano Verona

Lo striscione della sezione di Verona. Accanto il sindaco Sboarina c’è l’assessore regionale Elisa De Berti, ex sindaco di Isola RizzaIl gonfalone apre la pattuglia dei veronesi. A destra, BertagnoliParlamentari veronesi sfilano all’adunata di Trento
Lo striscione della sezione di Verona. Accanto il sindaco Sboarina c’è l’assessore regionale Elisa De Berti, ex sindaco di Isola RizzaIl gonfalone apre la pattuglia dei veronesi. A destra, BertagnoliParlamentari veronesi sfilano all’adunata di Trento
Lo striscione della sezione di Verona. Accanto il sindaco Sboarina c’è l’assessore regionale Elisa De Berti, ex sindaco di Isola RizzaIl gonfalone apre la pattuglia dei veronesi. A destra, BertagnoliParlamentari veronesi sfilano all’adunata di Trento
Lo striscione della sezione di Verona. Accanto il sindaco Sboarina c’è l’assessore regionale Elisa De Berti, ex sindaco di Isola RizzaIl gonfalone apre la pattuglia dei veronesi. A destra, BertagnoliParlamentari veronesi sfilano all’adunata di Trento

Uniti per la missione. Difficile ma non impossibile: riportare a Verona l’adunata alpina, dopo l’ultima volta nel 1990. A Trento, tra le 600mila persone dell’edizione 2018 (numero delle presenze in città stimato dall’Esercito) la rappresentanza scaligera, più delle 5mila persone previste, sfila tra le ultime del Triveneto, risparmiata dalla pioggia. Ed è un corteo che vale una dichiarazione d’intenti. Ci sono infatti, accanto al presidente provinciale dell’Associazione nazionale Alpini, Luciano Bertagnoli, quello della Regione Veneto, Luca Zaia (previsto in sfilata con i veronesi ma in tribuna per un probabile omaggio al protocollo istituzionale), il sindaco Federico Sboarina accompagnato da 60 colleghi del Veronese dai 98 Comuni del territorio. A loro si sono uniti l’assessore regionale Elisa De Berti, i parlamentari del Pd Vincenzo D’Arienzo, Alessia Rotta e Diego Zardini, la senatrice della Lega Cinzia Bonfrisco e il collega dello stesso partito (e sindaco di Concamarise) Cristiano Zuliani. Completano a Trento la squadra politica veronese il vicepresidente della Provincia, Pino Caldana e i consiglieri comunali Flavio Tosi, Patrizia Bisinella e Alberto Bozza. Se segnale doveva essere è suonato, parola di Bertagnoli, «forte e chiaro». Riavere l’adunata alpina a Verona non sarà facile. Firenze ma soprattutto Rimini sono concorrenti temibili, sia pure nello stile del «fair play alpino». «Noi ci mettiamo la presenza nelle grandi emergenze, l’entusiasmo e la partecipazione... poi si vedrà», spiega il presidente. «Mostriamo che la città e il suo tessuto economico e ricettivo possono e vogliono ospitare questo evento», chiarisce il sindaco. Nel 2020 sarebbero trent’anni esatti. E ora si può replicare. La sfilata veronese lo dice chiaro. DECISIONI. La scelta, quasi strategica, di un corteo veronese dalla rappresentanza quanto più «pesante» possibile è un appello chiaro in favore della scelta di Verona. Nelle prossime settimane una delegazione di vertice dell’Ana (Associazione nazionale alpini) sarà in città per un sopralluogo. «Oggi giochiamo le nostre carte migliori e le caliamo sul tavolo come una squadra che parla con una sola voce», confida Luciano Bertagnoli. Basterà? «I consensi e le adesioni ci sono tutti, ben chiari. Speriamo che, come si suole dire, “il diavolo non ci metta la coda“. Nessuna illusione ma solo la coscienza di avere fatto, fino in fondo e tutti, la nostra parte». A fare la differenza potrebbe essere la rappresentanza dei sindaci: ne erano attesi una ventina, alla vigilia. In sfilata erano sessanta, oltre la metà dei Comuni del Veronese, equamente rappresentati per distribuzione geografica. «Rimini ha dalla propria parte la grande struttura d’accoglienza», ragiona il presidente Bertagnoli. «Noi abbiamo la poderosa struttura delle decine di migliaia di camere nelle strutture tra città, Lago e provincia», osserva. Alpini buoni strateghi, e ci mancherebbe. CASA VERONA. Duecento gruppi, altrettanti gagliardetti. Era l’appello della vigilia e nessuno ha «marcato visita». Nel Collegio Arcivescovile, per la durata della manifestazione ribattezzato «Casa Verona», sono stati ospitati circa duemila Alpini. Gli altri si sono aggiunti, di ora in ora, fino alla giornata di ieri, quella in cui era importante «essere tutti qui». Era cominciata male, con i sabotaggi alle linee ferroviarie sulle tratte potenziate per l’arrivo in città e le scritte infamanti su alcuni muri («Alpini assassini e stupratori»). Taglia corto Bertagnoli mentre i gruppi veronesi, e sono ormai le 19,30, vanno a prendere la scena di un corteo cominciato alle 9 del mattino: «L’accoglienza che ci è stata riservata, gli applausi al presidente Mattarella parlano da soli. Il resto non ci interessa. Noi sappiamo il lavoro e l’impegno». Soddisfattissimo il presidente dell’Ana veronese: «Con una battuta si potrebbe dire che neppure certe convocazioni istituzionali ottengono tanto risultato: sessanta sindaci che ci hanno affiancato e tutti i nostri gagliardetti che attraversano Trento sono un segnale deciso. Noi abbiamo fatto il massimo. Ora aspettiamo». LA GIORNATA. Una domenica di sole «che non ci aspettavamo», aveva confidato in mattinata il segretario generale dell’Ana veronese, David Favetta. Unica sezione a potere sfilare con le divise storiche («Rifatte meticolosamente proprio come allora, particolari compresi») Verona ha avuto in mattinata come rappresentante il vicepresidente Giorgio Sartori, con i panni, l’equipaggiamento e le armi della Grande Guerra. E il copricapo con la penna. Quello che, nella poesia letteraria di Mario Rigoni Stern, è descritto così: «Di cappelli e di uomini ne esistono centomila tipi, ma di alpini e di cappelli come il loro ce n'è una specie sola, che nasce e resta unica intorno ai monti d'Italia». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Mozzo

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