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Fra i migranti all'ostello

Al Santa Chiara
sciopero del cibo
dopo le proteste

La sala mensa dell’ostello che ospita i profughi
La sala mensa dell’ostello che ospita i profughi
La sala mensa dell’ostello che ospita i profughi
La sala mensa dell’ostello che ospita i profughi

Dopo le proteste dei giorni scorsi di un gruppo di migranti, all’ex convento di via Santa Chiara a Veronetta, le acque si stanno calmando. Alla difficile nottata tra martedì e mercoledì, quando sono volate delle minacce e il custode – un uomo di origine africana – ha dormito tenendo un piccone sotto al letto, ne è seguita una più tranquilla. Tanto da convincere alcuni degli operatori, compreso il direttore Fiorenzo Scarsini e il custode stesso, a prendersi una pausa, ieri mattina, per allentare la tensione.

I richiedenti asilo del Santa Chiara, in totale 54 tra i 18 e i 30 anni, sembrano aver messo da parte le animosità. Ma come abbiamo verificato di persona, molti di loro per protesta hanno deciso di rimanere nelle stanze fuori dall’orario previsto dal regolamento “della discordia”, quello che vige anche all’ostello di Villa Francescatti (pure per gli ospiti paganti) e su cui era nata la polemica lanciata in prima battuta dal sindaco Tosi.

Questo regolamento, lo ricordiamo, prevede la chiusura delle camere da letto dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 16; ma non degli spazi comuni che, contrariamente a ciò che si vociferava, sono accessibili tutto il giorno. «La Prefettura lo conosce dal 2011 e non ha mai avuto obiettato» aveva confermato Scarsini due giorni fa, dopo l’ispezione ordinata dal prefetto Mulas.

Nel frattempo i migranti continuano lo sciopero della fame. Martedì sera quasi tutti gli ospiti del Santa Chiara e della foresteria di Villa Francescatti hanno boicottato la cena e parecchie porzioni di cibo, riferiscono alcuni operatori, sono state «smaltite secondo le norme di smaltimento», cioè buttate nella spazzatura, perché il protocollo Haccp per la preparazione e la somministrazione degli alimenti è stringente e non è così semplice riciclare ciò che avanza. La stessa cosa si è dovuta fare con il latte preparato per la colazione di mercoledì (30 litri) e non consumato poiché era circolata la voce che fosse scaduto. Una rapida occhiata ai tetrapak conservati in dispensa conferma che la data di scadenza è marzo 2017, mentre sembra che a trarre in inganno sia stata quella di confezionamento: novembre 2016.

Da mercoledì sera, comunque, la situazione è in miglioramento e al Santa Chiara una ventina di ragazzi ha ripreso a mangiare regolarmente. Ad alcuni, che ieri mattina abbiamo incontrato fuori dalla sala da pranzo, abbiamo chiesto come mai non sono a tavola: hanno risposto di non avere fame o che il cibo «non è buono», e non hanno voluto approfondire.

Laura Perina

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