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D'Arienzo (Pd) rompe il fronte

«Al ballottaggio
fermare la deriva
xenofoba»

Vincenzo D'Arienzo
Vincenzo D'Arienzo
Vincenzo D'Arienzo
Vincenzo D'Arienzo

Vincenzo D'Arienzo, deputato del Pd, rompe il fronte e si schiera: respingere la deriva Salvini-Le Pen di Sboarina.

"Il risultato è il peggiore di sempre per noi", scrive D'Arienzo, "Con il centrodestra diviso in più liste, il minimo era il ballottaggio. Non ci sono giustificazioni, nonostante la validità ed il lavoro della candidata e della squadra che avevamo in campo. Le premesse erano ottime: il Pd era chiaramente orientato su Salemi o Franchetto e questi erano i nostri migliori giocatori. Le primarie hanno promosso Salemi e giustamente hanno unito le forze".

 

"Nessun altro percorso sarebbe riuscito in tanto. Anche la campagna elettorale ci ha dato molte soddisfazioni. In più occasioni abbiamo avuto la percezione che eravamo in sintonia con la città. Il peccato originale è stato avversare la sinistra veronese e contemporaneamente andare a braccetto con Tosi, facendo credere a continui accordi motivati dal suo favore al referendum. Due gravi errori che ci hanno penalizzato. Il primo ha umiliato la sinistra e indispettito molti nostri elettori che non hanno più riconosciuto il progetto originario del Pd e si sono rivoltati contro, il secondo ha fatto apparire all'elettore che il voto Salemi/Bisinella potesse essere quasi la stessa cosa".

 

"Il progetto politico condotto di allontanare la sinistra per attrarre il centro è stata la causa principale della sconfitta e del pessimo risultato: cinque anni fa abbiamo preso più voti. Purtroppo, cose che ho ripetuto più volte nel tempo e dire "l'avevo detto" non mi consola per nulla. Guardiamo al futuro. Se da un lato c'è tempo per chiarire nel Partito, dall'altro la cogenza è il 25 giugno. Sia chiaro a tutti: non c'è il male minore, né il meno peggio, né il voto contro, sono entrambi candidati a noi alternativi. Per questo, mi stupiscono le voci sul sostegno che la sinistra di Bertucco garantirebbe a Sboarina".

 

"Non sarebbe coerente con i valori comuni. Avverto, comunque, che nel nostro elettorato, pervaso da sentimenti contrastanti, prevale la volontà di partecipare al voto, un principio democratico che i nostri partiti antenati hanno conquistato anche con il sangue. Concordo, il voto va sempre espresso. Nonostante il forte disorientamento causato dalla grave sconfitta, tantissimi andranno a votare e, quindi, una scelta la faranno. È giusto che ognuno segua la propria coscienza, che si senta libero di scegliere. A molti questo ballottaggio ricorda le presidenziali francesi 2002. La destra anti europeista e xenofoba di Jean – Marie Le Pen contro il centrodestra di Jacques Chirac con l'allora candidato socialista Jospin, terzo al primo turno per pochi decimali, che scelse di sostenere il secondo. Quel voto resterà per sempre innaturale ed ha consentito all'Europa di respingere la deriva sovranista e isolazionista che avanzava".

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