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Agsm, dopo Croce è bufera politica

L’ex consigliere del cda Agsm Maurizio Giletto, il sindaco Federico Sboarina, l’ex presidente Michele Croce e l’altra ex consigliere del cda Francesca Vanzo
L’ex consigliere del cda Agsm Maurizio Giletto, il sindaco Federico Sboarina, l’ex presidente Michele Croce e l’altra ex consigliere del cda Francesca Vanzo
L’ex consigliere del cda Agsm Maurizio Giletto, il sindaco Federico Sboarina, l’ex presidente Michele Croce e l’altra ex consigliere del cda Francesca Vanzo
L’ex consigliere del cda Agsm Maurizio Giletto, il sindaco Federico Sboarina, l’ex presidente Michele Croce e l’altra ex consigliere del cda Francesca Vanzo

«Tradimento». È l’accusa che Michele Croce, leader di Verona Pulita e presidente «decaduto» di Agsm, lancia contro il sindaco Federico Sboarina. Un «tradimento», esclama, «che si è cercato di coprire con falsità e menzogne ma che in realtà è frutto di giochi politici di cui il sindaco o è artefice o succube. Evidentemente», allarga le braccia, «qualcuno vuole la poltrona dell’Agsm che sta per diventare la multiutility più importante del Veneto». Sul caso Croce, e contro il sindaco Federico Sboarina, intanto, si scatena la bufera politica. «Noi della Lista Tosi e di Fare Verona», attacca l’ex sindaco Flavio Tosi, «da mesi segnalavamo le strane consulenze di Michele Croce in Agsm e società controllate, tuttavia il sindaco fino alla sfiducia “pilotata“ del cda di Agsm, le ha sempre coperte. Quindi è evidente», conclude, «che la defenestrazione di Croce è conseguenza di una lotta di potere interna alla maggioranza». E per Elisa la Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani del gruppo consiliare Pd, «l’unica posizione che ancora non abbiamo sentito in questa crisi è proprio quella del sindaco che ancora l’altro giorno in Consiglio ci raccontava la favola secondo cui si sarebbe limitato a prendere atto della sfiducia espressa dal cda nei confronti dell’ex presidente. Come se il cda», aggiungono, «non fosse composto per la maggior parte da esponenti della sua maggioranza politica e come se lo stesso Croce non fosse stato nominato proprio da lui». Con Croce, al Liston 12 di piazza Bra, ci sono il capogruppo di Verona Pulita in Consiglio comunale Gianmarco Padovani, e i consiglieri nelle circoscrizioni Alvise Turco, Andrea Croce, Beatrice Bertagnoli e Martina Pertile. «Qui ci sono i nostri rappresentanti in Comune e nei quartieri, altri hanno scelto altre strade e altre tessere». Il riferimento è all’assessore Edi Maria Neri e al presidente dell’Agec Roberto Niccolai? «Sono stati espulsi nel 2018, poi hanno aderito a Verona Domani». A fare da filo conduttore all’asserita «operazione verità» è la parola «tradimento». Croce la pronuncia più volte. «Il sindaco ha ordinato al Cda di dimettersi e quindi ora sono presidente “in vacatio“, fino alle nuove nomine». E continua: «Il fango sulle consulenze è stato spazzato via, e così il fango sulle spese per i 120 anni dell’azienda, e anche sulle bugie che avrei detto, tutte spazzate via... Nessun rilievo, però, mi è stato fatto sulle attività e sui risultati ottenuti dall’azienda. Che ci sia una manovra politica lo conferma ciò che mi ha detto il sindaco il 12 marzo, testimone Padovani: “O tu o io“». Un «tradimento politico», esclama Croce, «a me, a Verona Pulita, forza decisiva al ballottaggio vinto da Sboarina, a tutta la coalizione che ha raccolto oltre 46mila consensi e ai cittadini che ci hanno votato». Tuttavia, Verona Pulita non andrà all’opposizione della maggioranza che governa Palazzo Barbieri. «Non siamo stati noi a venir meno ai patti e restiamo fedeli al nostro programmo, fusosi insieme a quello dell’amministrazione e quindi valuteremo atto per atto, sempre consci, però, del tradimento del sindaco». E cosa ci sarebbe dietro questo voltafaccia? «Forse un nostro consigliere su 23 era ritenuto sacrificabile mentre i tre di Verona Domani e i sei della Lega no...». Croce, tuttavia, esclude azioni legali: «Ho troppo rispetto per questa azienda per portarla allo sbaraglio e metterla al centro di tensioni». E rincara: «I componenti del cda hanno agito tramite telecomando mentre la revoca sarebbe stato il modo, per il sindaco, di assumersi le proprie responsabilità. Tosi, per cacciarmi dall’Agec, lo fece... Poi il Tribunale lo condannò». La vicenda Agsm presta il fianco a una resa dei conti tra l’ex capogruppo Mauro Bonato, espulso dalla Lega nel 2018, che parla di «vero bordello», e il vicecommissario provinciale del partito di Salvini, Niccolò Zavarise. «Quello che è successo», denuncia Bonato, «puzza di battaglia tra bande e il sindaco non si è potuto tirare indietro. La manovra va inquadrata», continua, «nella santa alleanza tra la Lega capitanata da Zavarise, cardinale Richelieu dei poveri, e Verona Domani e il vincitore al momento è il vicecommissario della Lega che si porterà a casa un assessorato. Certo è che la vicenda», conclude, «ha gravi ripercussioni in vista delle aggregazioni future e nel momento difficile che attraversa l’Amia». Pronta la replica di Zavarise: «Bonato, annebbiato da un desiderio di rivalsa tutto personale, non è della Lega e parla per se stesso. Se il suo nome è associato alla Lega è solo per un cavillo che ne impedisce la rimozione dal gruppo consigliare». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Enrico Santi

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