Sconcertante come il mistero che l’aveva preceduto, in fin dei conti strumento di quel marketing globale che forse al suo alter ego Adrian non piacerebbe, Adriano ha fatto il Celentano: l’anticonformismo al limite della provocazione: mezz’ora di show, tre minuti di lui sul palco, uniche star Frassica e Balasso, 50 minuti di film animato, la prima delle nove puntate in programma. Luci, signore e signori lo spettacolo è finito e la diretta su Canale 5 anche, la gente sciama fuori dal teatro Camploy mezzo interdetta. Prendere o lasciare. Cosa abbiamo visto?
Forse bisognava far capire in questo modo così netto che al centro della scena non c’è più il cantante, lo showman, l’attore. Non c’è più Adriano Celentano, il Molleggiato. L’ultima metamorfosi è la trasfigurazione in questo ragazzo della via Gluck senza età e senza tempo, come un supereroe. E infatti è un fumetto: Adrian. D’autore – bellissimi i disegni di Milo Manara – e non poteva essere diversamente, calato in un’avventura a cartoni animati, scritta con la collaborazione di Vincenzo Cerami per la sceneggiatura e di Nicola Piovani per la musica. L’epifania di Adrian avviene in un mondo apocalittico e temporalesco, e lui riassume una vita di Adriano, rinnova le sue canzoni, ne aggiunge di nuove (il cd con 23 brani e 90 minitavole di Manara è in uscita venerdì), riprende il filo di una battaglia civile di diritti, giustizia, Amore con la A maiuscola. L’ultimo Celentano, il guru, il predicatore, lo svalvolato dei 24mila baci diventato il grande saggio e ascoltato come il vero oracolo dell’età dell’audience, ora ha le sembianze di Adrian.
E così è arrivato al teatro Camploy, preceduto da un’attesa quasi messianica, annunciato da trailer illuminati dalla silhouette inconfondibile. Nel backstage del teatro, prima dello spettacolo, si muoveva il mondo variegato delle comparse reclutate nei giorni scorsi, come un circo selezionato per numeri diversi: i giovani, gli anziani, gli strani, i talenti. Che ruolo avessero al Camploy, è rimasto segreto fino a pochi attimi prima dello show, mentre in teatro prendeva forma la scenografia: l’arca di Noè del mondo nuovo attraccata a un pontile, un confessionale, un edificio con l’insegna