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IL CASO

Accusato in tv
ma non c'è reato
Fine di un incubo

Un fermo immagine dal servizio delle Iene sul venditore veronese
Un fermo immagine dal servizio delle Iene sul venditore veronese
Un fermo immagine dal servizio delle Iene sul venditore veronese
Un fermo immagine dal servizio delle Iene sul venditore veronese

 

Il suo banco, al mercatino a chilometri zero di Borgo Venezia, aveva fatto il giro d’Italia, additato dalla trasmissione Le Iene come azienda agricola «furbetta», in prima serata su Italia Uno. Dal servizio emergeva che la frutta e la verdura proposta come biologica ai clienti, in realtà, sarebbe stata acquistata al Mercato ortofrutticolo, anziché coltivata nell’orto del Pestrino dove aveva sede l'impresa. Era il novembre del 2014. Due anni dopo, il giudice per le indagini preliminari Laura Donati dichiara il «non doversi procedere» nei confronti del titolare dell’azienda agricola Alessandro Sterzi e dei suoi collaboratori, accusati di frode in commercio, «perché il fatto non sussiste».

Una vicenda dai risvolti giudiziari e umani. «Siamo molto amareggiati per ciò che è successo», racconta Sterzi. «D’improvviso ti ritrovi sbattuto in televisione: siamo stati massacrati, senza nemmeno poterci difendere. Ci hanno sospeso dall’attività a chilometro zero. Abbiamo ricevuto anche messaggi anonimi di persone che ci denigravano. È stato un momento difficile». L’azienda del Pestrino, dopo la messa in onda del servizio, ha perso la maggior parte dei clienti. «Con l’attività agricola si mantenevano tre famiglie: in poco tempo abbiamo avuto un crollo delle vendite», ricorda il titolare. «Per fortuna i risparmi ci hanno consentito di andare avanti, ma ad esempio il marito di mia sorella ha dovuto trovarsi un altro lavoro». La clientela con i l tempo si è riaffacciata, ma le malelingue non mancano. «Adesso, dopo la sentenza di assoluzione, noi siamo la parte lesa. Chi ci risarcisce per quello che è successo? Spero che tanti clienti, che dopo quel servizio se ne sono andati, ora tornino a fidarsi. Vorremmo toglierci definitivamente questa “macchia”, far capire che ci hanno infangato».

Nel servizio televisivo, le telecamere avevano ripreso uno dei titolari mentre all’alba acquistava le verdure al Mercato ortofrutticolo. Gli inviati della trasmissione avevano poi fatto eseguire alcuni accertamenti sugli ortaggi acquistati nell’azienda del Pestrino, rilevando tracce di pesticidi. Andato a chiederne conto ai titolari, uno dei operatori era stato aggredito. E da lì era partita anche l’inchiesta della procura, conclusa con la richiesta di emissione di un decreto penale di condanna a carico di Sterzi e di due suoi collaboratori per frode in commercio.

Nei mesi scorsi, è arrivata la decisione del giudice Donati. «L’impianto accusatorio si fonda esclusivamente su un servizio della trasmissione televisiva Le Iene, secondo cui Alessandro Sterzi, titolare dell’omonima ditta, avrebbe venduto al mercato cittadino settimanale dedicato alla vendita di prodotti agricoli a chilometro zero del finocchio come prodotto biologico, quando da analisi effettuate da un laboratorio privato il vegetale conteneva pesticidi», si legge nel dispositivo del giudice. «In realtà dette analisi sono inutilizzabili perché effettuate da organismo non pubblico senza il rispetto delle procedure e del contraddittorio. D’altro canto la difesa ha provato anche che da un successivo controllo effettuato dai Nas presso l’azienda agricola, non sono emerse irregolarità. Pertanto il reato ascritto al prevenuto non sussiste».

Manuela Trevisani

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