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A scuola di Veneto dal Lulelè del bareto

Mi ha detto il professor Scalcagnato - scrive la Olga - che gli insegnanti della lingua e della storia del Veneto, adesso che è stato deciso che la materia entrerà nelle scuole, avrebbero molto da imparare dal bareto dove gli immigrati come il cinese Tan, detto Tano, l’indiano Kammamuri e il ghanese Lulelè, per citarne alcuni, non solo parlano correntemente il nostro dialetto ma sanno tutto sulla nostra regione, cominciando da Marco Polo e finendo con Nineto Giassaréta, l’ultimo dei filosofi viventi. Non avendo io fatto le scóle alte, ho ammesso di avere alcune lacune. Gli ho risposto infatti che el Giassaréta mi era ignoto. «Basta che la ghe domanda a so marì» mi ha detto el professor Scalcagnato. E così, quando il mio Gino è tornato dal bareto, gli ho chiesto di parlarmi del Giassaréta. «L’è un pensadór vicentìn» mi ha risposto con l’aria di superiorità di una persona colta che ha a che fare con una ignorante, e me ne ha elencato le opere più importanti: "Così parlò il Baccalà al cógo che stava per metterlo in téia", "I Prolegómeni coi bìsi in umido", "La Metafisica, la Metasbrìndola e la Metabóndola». Mi ha poi detto che tra gli avventori del bareto il più istruito sul Veneto è il moretto Lulelè che tiene lezioni accompagnandosi coi bonghi. Ho obiettato che la Storia da un certo periodo in poi può considerarsi comune a tutta la Regione ma che ogni contrada ha il suo dialetto per cui non si può parlare di lingua veneta. E infatti, come mi ha detto il mio Gino, quella che insegna el Lulelè è una sintesi dei vari dialetti e me ne ha fatto un esempio. Se i veneziani dicono: "Ti g’à copà el porsèl?" e i veronesi dicono: "Ghèto copà el porsèl?", nella sintesi del Lulelè "el porsèl" diventa un altro animale a scelta. «Vuto ’n’altra sintesi? - mi ha chiesto il mio Gino - Eccola. Se i vicentini dicono: "Xéa to mare?" e i veronesi dicono "Èla to mare?", la mare si sostituisce con un’altra parente e non si offende nessuno. Le sintesi del Lulelè valgono anche nell’insegnamento della Storia per cui le guerre tra le città venete sono sempre finite con un pareggio dopo innumerevoli "aribandus" per le pause ristoro. «Ma el Lulelè àlo fato delle scóle par dir ’ste robe?» ho chiesto al mio Gino. «No, l’è solo passión» mi ha risposto. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvino Gonzato

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