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A Giorgio Gioco, custode di tradizioni
assegnato il Premio castellano 2018

Giorgio Gioco con Maurizio Faccincani, Alberto Zucchetta, Giovanni Bertoni e Carlo Ferrarese DIENNEFOTO
Giorgio Gioco con Maurizio Faccincani, Alberto Zucchetta, Giovanni Bertoni e Carlo Ferrarese DIENNEFOTO
Giorgio Gioco con Maurizio Faccincani, Alberto Zucchetta, Giovanni Bertoni e Carlo Ferrarese DIENNEFOTO
Giorgio Gioco con Maurizio Faccincani, Alberto Zucchetta, Giovanni Bertoni e Carlo Ferrarese DIENNEFOTO

A casa di Giorgio Gioco. È stata una consegna inusuale, quella del premio castellano di Villafranca 2018, conferito dalla Confraternita del castellano di Villafranca, appunto, al mitico chef della ristorazione internazionale, poeta, umanista, custode delle più antiche tradizioni veronesi, pura espressione della civiltà della tavola, che «ha donato a Villafranca, consigli, saggezza, amore».Tra Gioco e Villafranca, c'è una passione lontana.«È stata la mia seconda casa», ha detto un commosso Gioco, oggi novantacinquenne, «e non solo per l'amicizia con Cesare Marchi. Da Villafranca portavamo a Cortina le sfogliatine di Fantoni ad Indro Montanelli, tra gli altri. Ricordo ancora una vignetta comparsa su L'Arena, io con una sedia a sdraio in una delle tante rotatorie che l'allora sindaco Maurizio Faccincani, lungimirante, aveva fatto realizzare». E l'ex sindaco era tra gli invitati, assieme al già consigliere delegato di Athesis, Alessandro Zelger; al direttore del giornale Maurizio Cattaneo e a quello di Telearena Mario Puliero; e poi il presidente della confraternita, Carlo Alberto Ferrarese, con Giovanni Bertoni, entrambi ristoratori. Perchè il premio è nato proprio per volontà di alcuni gestori di pizzeria, con lo spirito ludico, sì, ma soprattutto per la forte volontà di conservare tradizioni e cultura locale, partendo da una leggenda: la pizza è stata inventata a Villafranca.Giorgio ha declamato poesie, raccontato aneddoti, brindando con il suo calice in argento, lo stesso che rispolvera ad ogni pranzo di Natale, come ha detto la nipote Ilaria, che in braccio teneva l'ultimo nato, Enrico, tre mesi. «Qui avete il più vecchio e il più piccolo della famiglia», ha detto Gioco, dedicando al pronipote una poesia che in origine era per Carletto ed è diventata per Enrichetto.Si respirava un'aria bohémien, ieri in casa Gioco. D'altra parte, lo chef con le sue tante iniziative, ricordiamoci il Premio 12 apostoli, tra le tante, e il maestro Zucchetta, tanto hanno dato a questa città, per cercare di preservare la storia, la cultura. Gioco è sempre stato molto più di un cuoco, è stato un anfitrione, un appassionato di arte e di cultura, curioso, come un bambino.«Bisogna esserlo, dobbiamo mantenere sempre la curiosità dei bambini. E dobbiamo aver bene presente due termini: gratitudine e riconoscenza. E soprattutto dobbiamo dare valore all'amicizia», e recita una poesia in dialetto su questo sentimento che dev'essere sincero e prenderti il cuore.Accanto a Giorgio, la moglie Jole, 68 anni di matrimonio.«Quando l'ha sposata, in una mano le ha messo l'anello e in un altro il mestolo», ha sorriso il maestro Zuchetta, e Giorgio gli ha ribadito che ancora oggi, quando la sera vannoa riposare, si tengono a braccetto.

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