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CHIUDE LA RASSEGNA IN FIERA

65mila ragazzi
in cerca del futuro
a Job&Orienta

65mila ragazzi p0er cercare un futuro a Job&Orienta
65mila ragazzi p0er cercare un futuro a Job&Orienta
Job&Orienta chiude i battenti

Sono stati 65mila i visitatori che hanno caratterizzato quest’anno l’edizione numero 25 di Job&Orienta il salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro chiuso a Veronafiere. Per tre giornate la rassegna ha messo al centro il tema «Il lavoro, una realtà che educa. Conoscere, sperimentare, apprendere» abbinando alla realtà espositiva, 500 presenze tra scuole, accademie e università, enti di formazione, le parole di 350 relatori intervenuti nei 200 appuntamenti tra convegni, dibattiti e workshop. Il Salone - promosso da VeronaFiere e Regione del Veneto, in collaborazione con Miur e ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - ormai da oltre ben due decenni traccia e racconta l’evoluzione del sistema formativo italiano e non solo, stimolando il dibattito sui temi e al contempo valorizzando le buone prassi. Un traguardo importante che ha visto anche il riconoscimento della medaglia del Presidente della Repubblica, consegnata nelle mani del presidente di VeronaFiere Maurizio Danese e del direttore generale Giovanni Mantovani. «In 25 anni abbiamo cresciuto una generazione, aiutandola a orientarsi nelle scelte della vita - spiega Danese - Job&Orienta è un progetto di grande attualità. Come promotori e organizzatori, condividiamo la responsabilità di costruire il futuro delle nuove generazioni con chi possiede valori autentici». Tra gli ospiti di quest’anno, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che a Verona ha firmato con Marco Gay, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, il Protocollo d’intesa per diffondere l’alternanza scuola lavoro e il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. «Job&Orienta è il modello di confronto per eccellenza - sottolinea Elena Donazzan, assessore alle Politiche dell’Istruzione del Veneto - perchè qui si raggiunge un dibattito che altrove fatica ad esserci».

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