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È boom dei bus low cost,
l’alternativa al treno

La fermata dei bus low cost dietro al Tempio Votivo, senza banchina d’attesa né cestini FOTO MARCHIORIDa questa fermata si parte per Spagna, Romania e altri Paesi dell’Est
La fermata dei bus low cost dietro al Tempio Votivo, senza banchina d’attesa né cestini FOTO MARCHIORIDa questa fermata si parte per Spagna, Romania e altri Paesi dell’Est
La fermata dei bus low cost dietro al Tempio Votivo, senza banchina d’attesa né cestini FOTO MARCHIORIDa questa fermata si parte per Spagna, Romania e altri Paesi dell’Est
La fermata dei bus low cost dietro al Tempio Votivo, senza banchina d’attesa né cestini FOTO MARCHIORIDa questa fermata si parte per Spagna, Romania e altri Paesi dell’Est

A Porta Nuova c’è la stazione, ma questa volta non parliamo di treni. È la «stazione» dei pullman privati per i viaggi internazionali a basso costo: si trova alle spalle del Tempio Votivo, in fianco a un’ampia aiuola alberata. Lì si osserva il continuo viavai di grandi mezzi colorati – verdi, rossi, neri, a seconda della compagnia – con minimo cinquanta posti, ampio bagagliaio, internet wi-fi gratuito e altri comfort.

E chi sono i passeggeri? Tanti immigrati, soprattutto rumeni, moldavi e polacchi che rientrano temporaneamente in patria a rivedere la famiglia. Ma, in questo periodo, si incontrano anche molti veronesi pronti a partire per le vacanze. Già, perché dirigere i propri passi e la valigia verso questa «stazione», invece che a quella ferroviaria all’estremità opposta del piazzale, fa risparmiare parecchi soldi. L’esborso si riduce perfino di tre o quattro volte se si agguanta la promozione più vantaggiosa.

Tra le società che offrono il servizio c’è la tedesca Flixbus, ma anche Hellö, il nuovo marchio delle ferrovie austriache Öbb. In ogni caso, la grande attrattiva resta il prezzo.

«Le Öbb hanno deciso di buttarsi nel settore dei trasporti low cost su gomma. Questo pullman, per esempio, porta da Venezia a Monaco, con fermate a Verona, Bolzano e Innsbruck. La tratta intera costa 15 euro. Ma se si scende prima, si paga 8 euro», spiega l’autista, un ragazzone che parla in tedesco, o in alternativa in inglese. E quanto tempo si impiega? Lui guarda l’orologio: «Siamo partiti da Venezia alle 9; arriveremo in Germania per le 17 circa».

«È la formula dei voli low cost applicata ai pullman. In Italia è una novità che sta prendendo piede, soprattutto tra i giovani, mentre all’estero è una consuetudine ormai affermata», spiega Rossella, un’altra autista in sosta. Il suo abbigliamento è quasi da hostess, camicia candida, pantaloni neri, foulard della compagnia al collo, e all’orecchio l’auricolare del telefono.

I suoi passeggeri stanno prendendo posto. Dopo aver sistemato i bagagli nella «pancia» del grande autobus, mostrano all’autista il proprio biglietto fatto online. Alcuni l’hanno stampato, altri lo esibiscono semplicemente sullo schermo dello smartphone. Si può anche comprare il ticket direttamente sul bus, però si perde la promozione. Rossella ha un tablet su cui spunta la lista dei presenti, per controllare che ci siano tutti. Ai ritardatari viene concesso giusto qualche minuto: «Comunichiamo costantemente con la nostra centrale operativa. Se a causa del traffico, o di un imprevisto, il pullman accumula ritardi, gli iscritti vengono avvisati con un sms: così non devono aspettare inutilmente alle fermate».

«Con 9 euro andiamo a Napoli; il treno sarebbe costato 40», commentano entusiasti i fidanzati Paolo e Olga, di 23 e 22 anni. «Abbiamo scoperto questa opportunità grazie al passaparola di amici. Il biglietto l’abbiamo fatto in internet. L’unico difetto è la lunghezza del viaggio, circa nove ore».

Dietro il Tempio Votivo fermano anche i bus della Saiz Tour, una delle tante compagnie specializzate nei tragitti da e verso l’Europa orientale. Claudio e Cristina, due ragazzi rumeni, spiegano: «Torniamo a casa, a Bucarest, due-tre volte all’anno per riabbracciare le nostre famiglie. Ma a parte l’aereo, che costa molto, non ci sono mezzi convenienti, se non questi pullman. Spendiamo 80 euro. Il viaggio dura due giorni, con soste in autogrill ogni quattro ore».

«Il disagio non sta tanto nel viaggio, quanto nell’attesa qui alla “fermata”», concludono. «Non c’è una panchina, la gente si siede o addirittura si sdraia nell’erba. Non c’è un cestino, e i rifiuti finiscono per terra».L.Co.

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