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I nuovi equilibri

Sorpresa: spunta
il dialogo Tosi-Pd
in vista del voto

Consiglio comunale, nuovi equilibri?
Consiglio comunale, nuovi equilibri?
Consiglio comunale, nuovi equilibri?
Consiglio comunale, nuovi equilibri?

Corsa alle elezioni 2017? Formalmente, ognuno va per la sua strada. Ma certe strade a volte s’incrociano. Non fosse altro che per escluderne altre. Così, in avvio dell’ultimo anno pieno dell’Amministrazione Tosi ci sono segnali nuovi, anche se velati, fra una parte del Pd - quella renziana e non del capogruppo in Comune Michele Bertucco - e l’area che fa riferimento al sindaco Flavio Tosi.

In piena bagarre nelle circoscrizioni - tre i presidenti decaduti - e con l’area tosiana traballante a Palazzo Barbieri - spunta una nota firmata da parte del Pd che pone seri paletti su futuri accordi nelle circoscrizioni. Ma apre anche a scenari più ampi, verso il 2017. La nota circolata nel partito è firmata dal segretario provinciale Alessio Albertini, dal cittadino Orietta Salemi (consigliere regionale), e dai consiglieri comunali Elisa La Paglia, Fabio Segattini, Stefano Vallani, Damiano Fermo e Luigi Ugoli. Quindi: non da Bertucco e dall’altro consigliere, Eugenio Bertolotti. È la prima chiara presa di distanza del partito dal suo capogruppo in Comune.

«Quanto sta emergendo nelle otto circoscrizioni manifesta una grave difficoltà all’interno della lista Tosi, ma più in generale un disgregamento a tutti i livelli del centrodestra veronese», dice il testo. «Di fronte a un tale scenario riteniamo che il Pd non si debba prestare a fare da stampella ad alcuna delle diverse fazioni del centrodestra».

Ma che cosa significa in prospettiva del 2017? Al momento c’è l’area di Tosi, che non può ricandidarsi, il Movimento 5 Stelle, Verona Pulita con candidato sindaco Michele Croce, il centrodestra Lega Nord-Forza Italia-Fratelli d’Italia-Battiti-Lista Zaia-Sovranità, che ha già in pista come candidati sindaco Alberto Giorgetti, deputato di FI, mentre la Lega ipotizza Luca Coletto, assessore regionale, il senatore Paolo Tosato, il presidente del Consiglio comunale Luca Zanotto ma si parla anche dell’ex assessore Enrico Corsi. E poi c’è il Pd. Nessuno vincerebbe al primo turno (serve il 50% più un voto) e quindi qualche accordo, piaccia o no, per un ballottaggio dovrà maturare. Anche, come detto, per esclusione.

Dunque: asse Tosi-Renzi per il 2017? «Siamo alternativi a Tosi e continuiamo a opporci alle sue (mancate) scelte politiche, che stanno creando grave danno alla città. Siamo pronti anche a contribuire al suo indebolimento. Tuttavia», aggiungono i sette, «non è pensabile che, nell’ansia di abbattere Tosi, il Pd finisca per fare accordi con la Lega, espressione italiana della destra antieuropeista e lepenista, o con il M5S che accanitamente vede nel Pd e nel Governo i propri nemici principali, o con chi oggi ostenta una presunta verginità, ma nel primo mandato Tosi ha votato allineato tutte le delibere, compreso un piano interventi contestato e dannoso per la città».

Come dire: non basta far cadere i presidenti (allusione a una presunta linea Bertucco?). Poi bisogna costruire. Il Pd quindi «è al Governo del Paese e si impegna per tornare a quello di Verona e delle sue circoscrizioni. Perciò l’unica condizione che poniamo è che nelle circoscrizioni vacanti venga eletto un presidente del Pd, sotto la guida del quale condividere con chi sarà disponibile un programma diverso da quello perseguito dalle presidenze uscenti e coerente con le posizioni del Pd di Verona in questi anni». Sintesi: «Se così non dovesse essere il Pd non deve appoggiare altre soluzioni. Pertanto in mancanza di alternative è inevitabile che le circoscrizioni vengano commissariate evidenziandosi, così, l’ingovernabilità irresponsabile del centrodestra». Ma le strade a volte s’incrociano. Anche senza volerlo.

Enrico Giardini

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