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Neve, l’appello degli esperti:
«Inverno strano, attenzione»

Soccorritori sul luogo dove è avvenuto l'incidente mortale sul Passo del Brocon
Soccorritori sul luogo dove è avvenuto l'incidente mortale sul Passo del Brocon
Soccorritori sul luogo dove è avvenuto l'incidente mortale sul Passo del Brocon
Soccorritori sul luogo dove è avvenuto l'incidente mortale sul Passo del Brocon

VERONA. Neve, tanta, non necessariamente amica. Ieri il doppio incidente mortale al passo del Brocon, comprensorio del Lagorai, di cui sono stati testimoni i soccorritori di «Sos sulla Neve» di Verona. Il primo: un ragazzo di 17 anni morto per frattura della base cranica mentre sciava fuoripista con la mamma, ingannato da un cambio di pendenza e da un accumulo di neve. Il secondo: una valanga staccatasi sotto i piedi di quattro «snowboarder», uno dei quali è rimasto sepolto troppo a lungo per essere salvato, nonostante l’intervento tempestivo dei soccorritori.
«Non riesco a credere alla fatalità, anche se decenni di montagna mi hanno insegnato a credervi», spiega Gabriele Lazzarini, istruttore federale di Sicurezza Piste Sci ed esperto del Servizio Valanghe Italiano del Cai. «Quel ragazzo ha avuto la più incredibile delle sfortune, è finito su un accumulo invisibile e soffice di neve, dove è caduto a capofitto...in una posizione che non gli ha dato scampo». «Eppure la condizione del manto è determinante - continua - perchè oggi stesso sono stato per un sopralluogo sul posto e il bastoncino da sci affondava come nel burro fino al manico, per almeno 120 centimetri: neve freschissima appoggiata su strati inconsistenti, capace di nascondere avvallamenti e ostacoli. Una serie di cause che si sono sommate, con il risultato di un ragazzo morto sotto gli occhi della mamma che sciava poco più avanti».
Seconda disgrazia: «Un pendio intorno ai 30 gradi di pendenza, quanto di più rischioso in condizioni di neve instabile, 400 metri di fronte di strati non coesi. È una stagione anomala, inutile nasconderlo. Il manto non è stabilizzato e la condizione rimarrà costante, temo». Un’alternanza perversa di poca neve ghiacciata, brina di superficie, nuove precipitazioni che non hanno avuto modo di stabilizzarsi. «Mai come ora è necessario valutare... sapendo che la situazione non è quella che si studia sui manuali». Prudenza, assai oltre i livelli consueti.
«Ero sul Baldo proprio oggi - osserva Roberto Morandi, capo stazione del Soccorso Alpino (Cnsas-Cai) di Verona - e la cosa che balzava agli occhi era la quantità di accumuli soprattutto sul versante est, mentre verso occidente il vento aveva praticamente "spazzato" via la neve. Una situazione a dire poco anomala, che impone di valutare con attenzione estrema i percorsi sul versante orientale. In Lessinia, grazie alla conformazione del terreno, il rischio è praticamente nullo. Ma la differenza la fa la massa umana: tante, tantissime persone in giro, in cerca di "montagna". Serve un livello di prudenza doppio rispetto a una stagione normale». Complice l’inverno avaro di neve, tutti sono pronti ad andare incontro al primo paesaggio finalmente bianco. Ma non tutto il bianco è amico. L’insidia è nascosta nella «polvere». Leggere i bollettini, ascoltare l’istinto, osservare e non solo guardare, fare dietrofront se occorre. A volte ci si salva così.

Paolo Mozzo

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