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Monsignor Pellegrini, vescovo dei giovani

CONSACRAZIONE. Cerimonia alla presenza di religiosi e autorità civili in un duomo gremito. Don Giuseppe farà il suo ingresso a Concordia e Pordenone il 10 aprile
Il presule: «Sarò totalmente a servizio della nuova comunità». Zenti: «C'è bisogno di te per la nuova evangelizzazione»

 L'abbraccio di monsignor Pellegrini con gli altri vescovi
L'abbraccio di monsignor Pellegrini con gli altri vescovi

 L'abbraccio di monsignor Pellegrini con gli altri vescovi
L'abbraccio di monsignor Pellegrini con gli altri vescovi

L'hanno visto organizzare, da seminarista e poi da giovane sacerdote, innumerevoli grest, gite e campeggi per la parrocchia di Monteforte d'Alpone, paese dov'è nato.
L'hanno visto partire, per ricoprire ruoli sempre più importanti a Verona e a Roma. Ma l'hanno visto anche tornare, i suoi compaesani, per aiutarli dopo l'alluvione. Niente abito talare: maniche arrotolate e stivali di gomma. E ora, il loro don Giuseppe «sempre di corsa», l'hanno visto diventare vescovo. Monsignor Giuseppe Pellegrini, 57 anni, di cui 32 di sacerdozio è stato ha consacrato, in una cattedrale gremita, dal presule Giuseppe Zenti, su mandato di papa Benedetto XVI. Hanno concelebrato il vescovo di Palestrina, Domenico Sigalini, assistente centrale dell'Azione Cattolica e segretario della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei, e monsignor Ovidio Poletto, che lascia la guida della diocesi di Concordia-Pordenone.
Monsignor Pellegrini, che il 10 aprile farà il suo ingresso nelle cattedrali di Concordia Sagittaria e di San Marco a Pordenone, per prima cosa ha ringraziato «la famiglia e il mio paese, gente semplice e laboriosa. E poi don Piero Simoni, guida di Monteforte per 29 anni, che ha incoraggiato la mia vocazione, e anche il parroco attuale don Alessandro Bonetti. Ringrazio monsignor Flavio Carraro e il vescovo Giuseppe Zenti, che sento come un padre. Ringrazio la comunità di Bovolone che mi ha accolto per quattro anni, e gli amici del Seminario dove sono stato educatore per un decennio».
Non solo. Con la sua «bella capacità di stare con i giovani», come ha detto monsignor Sigalini, Pellegrini ha diretto la Pastorale giovanile fino al 1998, quando fu chiamato a Roma per organizzare la Giornata mondiale della gioventù del 2000. Nella capitale, è rimasto per diversi anni come vice direttore delle Pontificie opere missionarie e come assistente del Movimento giovanile missionario.
«Ho il cuore colmo di gratitudine per Verona, la diocesi bellissima e ricca nel suo ministero dove mi sono formato», ha detto monsignor Pellegrini, subito dopo aver ricevuto anello e mitria episcopali e il pastorale donatogli da Monteforte. «E allo stesso tempo, il mio cuore è già in sintonia con i fedeli di Concordia-Pordenone. Mi metterò totalmente al vostro servizio». L'applauso che ha seguito queste parole è suonato come una stretta di mano tra montefortiani e friulani, dei quali ieri era presente una nutrita delegazione.
Nel primo banco, molto emozionati, i parenti del nuovo vescovo: la sorella Luisa con la figlia Elisabetta Dal Monte, unica nipote di Pellegrini. E poi zii e cugini. Pellegrini, nel suo discorso, ha ricordato i genitori defunti Alighieri e Renata Rizzotto. Molte le autorità presenti. In fascia tricolore, il vice sindaco Vito Giacino, accompagnato dall'assessore Alberto Benetti, e il primo cittadino di Monteforte Carlo Tessari. In prima fila, il prefetto Perla Stancari, il vice questore aggiunto Gianpaolo Trevisi, il comandante provinciale dei carabinieri Paolo Edera, il direttore dell'Ufficio scolastico provinciale, Giovanni Pontara e il comandante di Comfoter Francesco Tarricone.
«Don Giuseppe, conosco bene la tua squisita sensibilità e la tua grande esperienza», ha detto Zenti. «C'è bisogno anche di te per rispondere all'urgenza della nuova evangelizzazione, soprattutto tra i giovani. I tuoi passi, come quelli del profeta Isaia, vadano ad annunciare la salvezza».

Lorenza Costantino

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