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Il Partito dei Veneti lancia la sfida a Lega e Pdl

ELEZIONI REGIONALI. L'ex sindaco di San Bonifacio in corsa come candidato presidente per il «cartello» autonomista

 Silvano Polo
Silvano Polo

 Silvano Polo
Silvano Polo

Un Veneto indipendente in Europa. «Vogliamo subito la destinazione del 20 per cento dell'Irpef ai Comuni, che si può avere con un decreto governativo, e il cambio di statuto regionale per un Veneto Regione autonoma. E basta al centralismo della Lega e degli altri partiti come il Pdl di Galan. Il vero federalismo non l'abbiamo ancora visto». Nasce il Partito dei Veneti, un neonato cartello di movimenti autonomisti già in corsa per le elezioni regionali del 28-29 marzo con un candidato alla presidenza, Silvano Polo, 60 anni, ex sindaco di San Bonifacio (dal 1994 al '98 e dal 2004 al 2009), storico militante della Liga Veneta e dal '98 uscito dal partito insieme a Fabrizio Comencini, poi entrambi nella Liga Veneta Repubblica.
Il Partito dei Veneti, con Polo, si è presentato a Grisignano di Zocco (Vicenza), insieme a esponenti dei movimenti che hanno aderito al partito. Il blocco fondatore del Partito dei Veneti è formato da una parte della Liga Veneta Repubblica, quella di San Bonifacio in primis, visto che la parte vicina Comencini al momento sta valutando altre opzioni, in vista delle regionali, come un possibile accordo con l'Udc. E poi ci sono i Veneti di Patrik Riondato, il Partito autonomista bellunese di Paolo Bampo, Stato Veneto dell'avvocato Vittorio Selmo, veronese, Gruppo Veneto Libero dei fratelli Perin, attivo a Padova e Rovigo. «Ma in corso c'è una trattativa con il Partito Nasional Veneto di Gianluca Busato», spiega Polo, «e auspico che presto sia della partita tutta la Liga Veneta Repubblica, il Progetto Nord est e l'Unione Nord Est di Adriano Bertaso. Intanto corriamo per le elezioni con un programma, poi struttureremo il partito».
Polo, sposato, laureato in sociologia del lavoro e dell'organizzazione economica, amministratore di società del gruppo siderurgico Valbruna, era stato definito il «sindaco sceriffo» per aver negato, in passato, la residenza a San Bonifacio a una pregiudicato e anche per aver scritto al ministro dell'interno Maroni sulla concessione della residenza a immigrati pregiudicati e sulle autocertificazioni di residenza di minori iscritti a scuola. «La Lega al governo regionale non ha mantenuto le promesse e la gestione del Pdl è stata dorotea, anche se con metà voti dei dorotei», conclude Polo. «Zaia ha una grande responsabilità per dare invertire la tendenza. Ma vedo i galaniani e il Pdl che vogliono mettere vincoli alla Lega per mantenere certi assessorati. Spero che Zaia non caschi nel tranello».E.G.

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